Essere nati tra il 1997 e il 2012 è una grande sfida. Questo è ciò che pensa la GenZ: una generazione che vive a braccetto con la FOMO (Fear of Missing Out), la paura di essere tagliati fuori e con l’ansia di dover “essere sempre all’altezza” delle aspettative che la società a cominciare dalla famiglia ripone in lei. C’è un profondo fraintendimento tra quello che questi ragazzi sono, sognano, vivono e vogliono e quello che i grandi pensano di loro. Solo ascoltando e comprendendo realmente questi 8.9 milioni di italiani con analisi scientifiche sui loro desideri, i loro bisogni e sui trend nascosti si possono scoprire i falsi miti che circondano questa generazione che, contrariamente alle aspettative o al racconto portato avanti finora, ne mostrano un volto totalmente inedito. I GenZ infatti
non si sentono responsabili del mondo che gli è stato consegnato e per questo l’essere sostenibili o impegnarsi, concretamente, nella lotta al cambiamento climatico per loro non è un “dovere”;
non hanno bisogno di supereroi da seguire, bensì di antieroi fatti di fragilità e fallimenti in cui potersi riconoscere;
fanno tante stories sui social, ma in realtà sono alla ricerca di storie in cui credere;
lottano contro la burocrazia – che non capiscono – e cercano informazioni chiare e semplici per approcciarsi alla vita da adulti.
Eppure, con tutte queste fragilità e apparenti incongruenze, sono capaci di trascinare consumi ed economie e cambiare completamente i nostri gusti e il nostro percepito del mondo.
Facciamo un regalo ai figli e non solo per Natale: mettiamoci nei loro panni. Regaliamo oggetti o esperienze, ma è la nostra attenzione e comprensione che desiderano.
Una wishlist sui desideri più autentici e i bisogni più nascosti della GenZ
Ecco una wishlist sincera rivolta ai genitori che raccoglie i loro desideri più autentici e i loro bisogni più nascosti, frutto degli studi della società di consulenza Zelo specializzata in quella fascia di età::
“Non ci dite di no, ma chiedeteci perché”: la FOMO non è una paranoia.
A differenza delle precedenti generazioni, la GenZ è cresciuta dovendosi costantemente confrontare con il mondo intero che i social hanno reso accessibile e reale senza più limiti geografici o temporali. Un mondo che però è una giungla spietata, opprimente e senza regole dove influencer e creator lanciano “must have” e mostrano le loro apparenti vite da star, piene di esperienze, viaggi stratosferici e case da sogno. Se, anche tu, non puoi flexare quella vita e se non sei parte di quel mondo è un attimo che l’autostima perde follower e subentra la FOMO, la paura e l’ansia sociale di essere esclusi da esperienze ed eventi. Che fare? Tu genitore non banalizzare e impara a contestualizzare quelle richieste che i tuoi figli ti fanno e che ti sembrano così pretenziose o assurde. Quando ti chiedono, a tutti i costi, di poter fare esperienze da mille e una notte o di fare una fila chilometrica per avere un “semplice” paio di sneaker è importante comprendere che quelle richieste arrivano dalla necessità di sentirsi parte di un mondo iper-competitivo che per loro è la realtà. Questo non significa assecondare a prescindere, ma capire e prendersi il tempo di insegnargli a barcamenarsi tra vita vera e vita digitale offrendo supporto e comprensione.
“Non riversate su di noi i vostri sbatti”: una generazione con preoccupazioni planetarie.
I GenZ sono nati e cresciuti bombardati da messaggi apocalittici su clima, guerre, epidemie e dal primo giorno dell’asilo sono stati abituati ad abitare questo mondo vivendolo come una risorsa scarsa e precaria. Per gli adulti l’eco-ansia può sembrare un concetto assurdo, ma per i nati tra il 1997 e il 2012 no: questa generazione ha perfettamente compreso che ciò che succede dall’altra parte dell’emisfero prima o poi toccherà anche a loro. Le preoccupazioni sono quindi di portata planetaria e la fiducia nel futuro è sempre più scarsa, il che genera demotivazione perché: “che mi sbatto a fare se tra qualche anno si scioglieranno i ghiacciai e moriremo tutti?”. Nel mentre il tempo passa e i ragazzi vivono i giorni che trascorrono con ancora più confusione e ansia. Che fare? Riporta i tuoi figli a una visione e comprensione più chiara del contesto avendo cura di filtrare la tempesta di informazioni a cui sono sottoposti. Proteggili con messaggi positivi e impara a riconoscere la loro sensibilità che è completamente diversa da quella degli adulti e non può essere letta con le tue stesse lenti.
“Chiamateci incoerenti!”: una generazione iper-flessibile.
Se per tutte le altre generazioni la coerenza ha rappresentato, per tanti anni, un valore guida, per la GenZ non è così. Possono per esempio essere vegetariani, ma amare il sushi senza sentirsi “incoerenti”. Vivono identità multiple e sfaccettate, fluide e mutevoli proprio come mostrano i loro feed. La coerenza non gli appartiene perché non conoscono rigidità di pensiero o di azione. Che fare? Prova ad avere il coraggio di prenderti le loro stesse libertà e accettare la challenge di pensare che forse, oggi, la coerenza non è più un punto di arrivo. Il mondo di prima, l’illusione dell’integrità li ha traditi e dunque che fare? Seguire dove portano i mille pezzi. Genitori: chi ve lo dice che i vostri figli non possano insegnarvi un nuovo modo di fare e di vivere?
“Meno stories e più storie”: una generazione che ha bisogno di un manuale di istruzioni.
Il bias tra la GenZ e il mondo degli adulti è sempre più grande e riguarda anche il linguaggio, a qualunque livello. Partiamo da un presupposto che non è affatto scontato: i GenZ vivono in un mondo creato per loro da altri, un mondo fatto di un’estetica e di indicazioni, comportamenti e regole a cui si devono adeguare con la frequente difficoltà di non riuscire a decifrarlo e di non ritrovarsi rappresentati. Abitano in praterie digitali e sono alla ricerca di storie autentiche e sincere per ritrovarsi, ma crescono nel paradosso – per noi adulti – di fare story per doversi raccontare, spesso in presa diretta: la rielaborazione della realtà arriva prima, o quantomeno contemporaneamente, alla vita: è un’esperienza destabilizzante, dalla quale non sentono di potersi sottrarre. Vivono con lo smartphone in mano e prenotano mete sconosciute persino alle agenzie turistiche, ma poi sono capaci di perdersi in un aeroporto che non conoscono per non saper leggere la segnaletica che spesso e volentieri ritengono scritta in maniera poco chiara. Che fare? A te genitore spetta un ruolo chiave. Quello di tradurre, con un registro linguistico “ponte”, la vita da adulti e i suoi linguaggi diventando uno storyteller capace di battere i 15 secondi dei social e facilitare la comprensione di un mondo che chiede ai tuoi figli di essere protagonisti.
“Vogliamo un tutor per la vita da adulti”: una generazione che rifiuta la burocrazia (anche sul lavoro). Per i nati prima del 1997 avere a che fare con un contratto d’affitto, di lavoro o con una pratica è normale prassi. Non è lo stesso per la GenZ che, abituata al mood dei social e a recepire informazioni da contenitori e contesti dove il linguaggio è informale e parla la loro stessa lingua, vede tutto ciò che ha a che fare con la burocrazia e il legalese come un grosso problema. In primis di comprensione il che li riporta alla terribile sensazione di sentirsi inetti o incapaci di portare a termine quella quotidianità che per noi è tanto normale e che per loro diventa un grande dramma esistenziale. Che fare? Entrare in empatia con questo loro disagio, insegnandogli a ridimensionare i problemi tramite la comprensione e diventando pian piano i primi fautori di una rivoluzione che possa sensibilizzare il mondo degli adulti alla necessità di semplificare, laddove possibile, i grandi “paroloni” che spesso non sono affatto necessari.
Commenta Cecilia Nostro, Founder di Zelo: “Ci diciamo spesso che sono strani, ma ci siamo davvero chiesti se esistono altri modi di guardare il mondo? Forse ce lo chiediamo poco perché significherebbe metterci troppo in discussione e far crollare tutte le nostre certezze. La GenZ ti insegna che per loro regna sovrana la supremazia della diversità, della molteplicità, della multipla identità. Noi adulti ne siamo incuriositi e al contempo terrorizzati perché la verità è che per la prima volta siamo difronte a chi non ha paura di aver paura, a chi si ribella verso ciò che si è sempre accettato e non aspetta di diventare grande per essere rilevante perché vuole esserlo qui e ora. E del domani chissà”.
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