Europa sempre meno attraente per
gli investimenti nell'industria e nelle infrastrutture per la
mobilità elettrica. Nel 2023 i grandi gruppi dell'automotive
globale hanno scelto di investire 58 miliardi di euro in Nord
America, con 42 miliardi di investimenti nel Continente e 9
miliardi della Cina. Lo rileva l'ultima analisi del think
tank Transport & Environment (T&E), secondo cui l'Italia, pur
essendo un importante polo produttivo per Stellantis è tra i
Paesi in Europa - con Polonia, Slovacchia e Austria - che ha
attirato meno investimenti tra i Ventisette, circa 1,3 miliardi
di euro. Secondo l'analisi il tasso di crescita degli
investimenti nel continente è diminuito lo scorso anno rispetto
al 2022, con i maggiori beneficiari del flusso di investimenti
tra il 2021 e il 2023 che sono stati Regno Unito (26 miliardi di
euro), Germania (13 miliardi di euro) e Spagna (10 miliardi di
euro). A pesare, secondo l'organizzazione, è in parte
l'attrazione esercitata dalle politiche di sostegno statunitensi
attraverso l'Inflation Reduction Act (Ira): nei Paesi oltre
l'Atlantico, quasi due terzi (65%) degli investimenti in veicoli
elettrici provenivano da industrie straniere, mentre l'Europa
vive il problema opposto con l'80% dei finanziamenti destinati
all'elettrificazione del trasporto su strada proveniente
dall'automotive europeo. L'analisi cita come 'emblematico' il
caso di Stellantis, la seconda casa automobilistica europea, che
ha diretto il 74% dei suoi investimenti in Nord America e ha
impegnato appena il 10% in Europa. A pesare per T&E è però
anche l'assenza di una normativa europea per il taglio delle
emissioni tra il 2025 e il 2030, per cinque anni. Da qui,
l'invito rivolto alle istituzioni europee di "porre fine
all'incertezza sull'obiettivo di emissioni zero per le
autovetture fissato per il 2035", che potrebbe incorrere in una
revisione con la pressione di molti governi, compreso quello
italiano.
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