Le tecnologie applicate al DNA e
all'RNA sono utili per migliorare la qualità degli alimenti,
come sta già avvenendo per il pomodoro e per il frumento. E'
quanto ha illustrato oggi Pierdomenico Perata, professore di
Fisiologia vegetale della Scuola superiore Sant'Anna
intervenendo al workshop sulle sfide per nutrire il pianeta in
modo sostenibile, organizzato dall'Istituto nazionale di
Oceanografia e Geofisica Sperimentale OGS e dalla Fondazione
Internazionale Trieste FIT, in corso all'ICTP Istituto di fisica
teorica Abdus Salam.
"Bisogna fidarsi della scienza, anche nel campo delle
tecnologie applicate alla alimentazione", ha sottolineato
Perata.
"Per le tecnologie applicate al DNA si parla di una modifica
lieve ma sostanziale, diversa dalla transgenesi, che consente, e
consentirà, di ottenere piante migliorate. Si modifica ma non si
aggiunge nulla di strano" ha precisato lo scienziato "e abbiamo
già un prodotto sul mercato, un pomodoro che contiene livelli
più elevati di gaba, venduto in Giappone, sostanza utilizzata
come integratore alimentare". L'altra tecnologia, l'RNA, viene
invece applicata, ad esempio, "al frumento, per eliminare la
produzione di acrilammide. Come tutti gli alimenti anche il
frumento contiene sostanze utili ma anche sostanze che non vanno
bene. In questo caso si toglie qualcosa, ma sempre con lo stesso
scopo: ottenere cibi più salutari".
C'è un problema di fiducia, come segnala il ricercatore: "Il
consumatore finale è diffidente e talvolta impaurito dalle
tecnologie nella agricoltura. Quando ci viene proposta una
novità tecnologica, un nuovo telefono, lo vogliamo
assolutamente. In quel caso l'innovazione è apprezzata, mentre
il pomodoro magari spaventa. È comprensibile, ma va ricordato
che andiamo verso una popolazione che aumenta, con il clima che
sta cambiando, aspetto che renderà l'agricoltura sempre più
difficile. Ci troveremo davanti a una situazione di emergenza
alimentare, e a quel punto, probabilmente, le convinzioni
personali su questo fronte cambieranno".
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