La "stretta" decisa dal governo sul
ricorso ai pediatri a gettone è giusta e condivisibile, ma
occorre trovare una "strategia di uscita" per garantire la
sopravvivenza di molti reparti di Pediatria. L'appello arriva
dalla Società Italiana di Pediatria (Sip), che sottolinea come
l'aumento progressivo dell'età media dei pediatri e del numero
di pensionamenti, sia nel territorio che in ospedale, e il
numero crescente di pediatri che scelgono di lasciare l'ospedale
per dedicarsi al territorio o all'attività privata, stiano
mettendo a rischio il funzionamento stesso di molte strutture
ospedaliere di Pediatria e di Punti Nascita. Proprio per questa
ragione numerose realtà, per tamponare l'emergenza personale,
sinora hanno fatto ricorso ai medici gettonisti, con poco
controllo su professionalità e competenza degli operatori ed a
discapito della sicurezza delle cure.
La Sip fa una serie di proposte per superare la 'paralisi'
delle terapie: "la razionalizzazione delle piccole Strutture
Ospedaliere di Pediatria, sottolinea, può rappresentare un primo
intervento, ma non è in grado, da sola, di dare una risposta
efficace e duratura. Altro provvedimento utile per tamponare la
criticità della situazione può essere rappresentato dal ricorso
all'attività aggiuntiva da parte di specialisti dipendenti del
Servizio Sanitario Nazionale, superando il limite
dell'appartenenza alla stessa Azienda e favorendo una
disponibilità su base regionale. Quello che però è più
necessario in una strategia di cambiamento di più ampio respiro
- rileva la Sip - è la modifica della modalità di accesso al
mondo del lavoro dei giovani pediatri e degli specializzandi
dell'ultimo biennio del percorso formativo, strutturando un
rapporto di lavoro che preveda lo svolgimento dell'attività
assistenziale da parte di ciascun professionista sia in ospedale
che sul territorio, superando il rapporto di esclusività. Questa
modalità, da considerare obbligatoria per tutti i nuovi Pediatri
assunti dal SSN, potrebbe essere estesa, su base opzionale,
anche a coloro che già prestano servizio, sia come pediatri
ospedalieri che come pediatri di libera scelta. Un modello
organizzativo di questo tipo potrebbe ridurre il fenomeno della
"fuga" dagli ospedali e, al tempo stesso, consentire una
migliore copertura territoriale anche nelle aree geografiche più
svantaggiate".
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