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Spostare un dente dove manca è possibile con l'autotrapianto

Spostare un dente dove manca è possibile con l'autotrapianto

Manfrini (Sidp): "E' una tecnica poco nota e adatta ai pazienti giovani"

ROMA, 10 maggio 2023, 16:01

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Lo spostamento di un dente all'interno della bocca attraverso l'autotrapianto è una tecnica sicura se effettuata su alcune categorie di pazienti, ovvero quelli più giovani, e nel rispetto delle indicazioni e delle linee guida. A spiegare cosa dicono le evidenze scientifiche su una tecnica poco utilizzata e conosciuta è la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp).
    "La storia del trapianto di denti - spiega Francesca Manfrini, medico chirurgo, specialista in odontostomatologia - risale agli antichi egizi, quando gli schiavi erano costretti a donare i loro denti ai Faraoni. Nelle guerre napoleoniche, poi, i soldati donavano i denti agli ufficiali che li perdevano in battaglia". Negli anni '50 del secolo scorso venne introdotta la tecnica dell'autotrapianto che consiste nell'estrazione di un dente con le sue radici dalla bocca di un paziente e nel successivo impianto in un posto diverso della sua stessa bocca.
    Nel panorama odontoiatrico oggi viene proposto l'autotrapianto di denti con radice completamente formata nell'adulto per sostituire un dente perso per vari motivi, ad esempio un trauma oppure una carie importante. In questi casi, in realtà non c'è evidenza scientifica che indichi l'autotrapianto come prima scelta al posto di un impianto. "Di contro - aggiunge Manfrini - in un paziente adolescente può essere la miglior scelta per sostituire un dente mancante, quando la radice del dente che viene trapiantato è ancora in via di formazione : la radice stessa può continuare il suo sviluppo di crescita influenzando di pari passo l'osso del paziente nel quale è stata inserita determinando lo sviluppo dell' alveolo in cui alloggerà ".
    Negli anni Cinquanta vennero registrati alcuni insuccessi relativi all'insorgenza di complicanze e la metodica non fu poi considerata per molti anni. "Di recente - sottolinea l'esperta della Sidp - sono state pubblicate numerose revisioni sistematiche che hanno analizzato la letteratura scientifica disponibile sull'autotrapianto dentale autogeno per valutare la sua efficacia e sicurezza".
    L'autotrapianto richiede abilità per selezionare il caso appropriato e formulare un piano di trattamento, ma "senza dubbio merita di esser meglio conosciuta, tanto dai professionisti che dai pazienti, i quali non avendone mai sentito parlare, possono correre il rischio di rifiutarla a priori". Molti fattori influenzano il successo di un trapianto dentale autogeno: devono essere rispettate le indicazioni che riguardano le caratteristiche scheletriche del paziente, lo stadio di sviluppo della radice, la forma della radice, il trauma chirurgico, il tempo in cui il dente è conservato al di fuori dell'alveolo e le modalità dell'estrazione che devono essere meno traumatiche possibile . E' un'opzione, conclude, "che dovrebbe essere conosciuta nel panorama odontoiatrico per poter essere inserita ,se attentamente programmata, nel piano di trattamento in un paziente in fase di crescita, perché in questa fase della vita può essere una scelta molto vantaggiosa".

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