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Il 45% degli italiani vive in regioni insufficienti sulla tutela della salute

Il 45% degli italiani vive in regioni insufficienti sulla tutela della salute

Veneto guida le migliori. Partirà un monitoraggio sugli effetti dell'autonomia differenziata

ROMA, 20 giugno 2024, 19:02

Redazione ANSA

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ospedali - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Quasi la metà degli italiani, il 45%, vive in Regioni che non garantiscono livelli sufficienti di tutela della salute. Ad andar peggio sono le Regioni meridionali, che però stanno recuperando a maggiore velocità, mentre a guidare le migliori è il Veneto. Il quadro emerge dal Rapporto 'Opportunità di tutela della Salute: le Performance Regionali' redatto dai 104 esperti del CREA Sanità (Centro Ricerca Economica Applicata in Sanità). Un'analisi che arriva a ridosso del dibattuto via libera all'Autonomia differenziata, e proprio per monitorarne gli effetti, una volta a regime, il CREA ha messo a punto uno strumento di analisi.
    L'Italia è dunque divisa in due sulle performance sanitarie e sociosanitarie delle Regioni, sulla base di 20 indicatori considerati dal CREA che vanno dal tasso di accessi al Pronto soccorso alla spesa sanitaria, dalla quota di persone che rinuncia alle cure al tasso di anziani e disabili che ricevono assistenza domiciliare. Gli indici migliori sono al Centro Nord, anche se il Sud registra maggiori miglioramenti. Veneto, Piemonte, Bolzano e Toscana sono promosse con livelli complessivi di tutela della salute migliori dalle altre e con un indice di performance che supera il 50% del livello massimo (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%). Promosse anche Friuli Venezia Giulia, Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d'Aosta, Marche e Lombardia, ma con la sufficienza: raggiungono livelli di performance tra 45 e 52%. 'Rimandate' invece con livelli tra il 37 e il 44% Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia. Fortemente insufficienti (livello di performance inferiore al 35%) Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria. Negli ultimi 5 anni, rileva il Rapporto, si è registrato un miglioramento del 46% della performance, che ha interessato tutte le ripartizioni e in maggior misura proprio le Regioni del Sud (+75,9%). Questo "anche se il Sud è ancora indietro per le performance e i suoi indici, anche se in forte miglioramento rispetto alle altre aree, sono ancora bassi". Negli ultimi anni, quindi, si è realizzata secondo il CREA una "riduzione delle distanze in termini di opportunità di tutela della salute tra Sud e Nord". Il CREA, ha spiegato il presidente Federico Spandonaro, ha anche messo a punto una metodologia per monitorare gli effetti dell'Autonomia differenziata, che darà i primi risultati non appena verrà concessa ad una o più Regioni, sulla base di un calcolo su 10 indicatori attualmente applicato a gruppi di Regioni comparando quelle a statuto speciale, ordinario, in piano di rientro e quelle che hanno richiesto l'Autonomia. Secondo il presidente del Veneto Luca Zaia, tuttavia, la metodologia già fornisce alcuni esiti che, "di fatto, smentiscono i presagi di sventura paventati con l'approvazione dell'Autonomia differenziata": "Ne esce una bella sorpresa, e cioè che le Regioni in Piano di rientro hanno un Indice di 0,40, mentre le Regioni che hanno chiesto l'autonomia si fermano allo 0,36 rispetto allo 0,40 delle altre. Se il Crea ha ragione, significa che l'Autonomia in sanità porterà benefici per tutti". Resta, in generale, secondo il presidente dell'Istituto superiore di sanità Rocco Bellantone, un giudizio comunque positivo sul Ssn: "Il dramma della sanita è la precarietà. Il nostro Ssn rimane uno dei migliori al mondo ma ha problematiche importanti che possono essere risolte solo con dei piani a lungo termine. Non risolveremo i problemi se la sanità viene usata come motivo di polemica politica. Ci vorrebbe - ha concluso - un vero piano sanitario decennale".
   

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