Solo nel 59% delle aziende sanitarie e ospedaliere è stata avviata la trattativa aziendale in merito all'applicazione del Ccnl 2019-2021. Il dato emerge da un'indagine condotta su 155 realtà italiane dal sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed per verificare la corretta applicazione del contratto di lavoro integrativo aziendale. A ciò si aggiunge l'assenza, nella bozza della legge di Bilancio 2025, degli accantonamenti per i rinnovi contrattuali del settore sanitario per il triennio 2025-2027, che sembrerebbero allocati interamente sul triennio 2028-2030. Non ancora emanato, intanto, l'atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative per il contratto 2022-2024, che scadrà tra meno di due mesi.
Nell'indagine si evidenzia come solo nel 37% dei casi sia stato aggiornato il regolamento sul conferimento degli incarichi, nel 33% quello sulle prestazioni aggiuntive, nel 18 quello sull'utilizzo delle risorse economiche e nel 14 quello sul piano delle emergenze. Se questi, seppur essenziali per l'applicazione, sono facoltativi, quello obbligatorio sull'orario di lavoro è comunque stato aggiornato solo nel 23% dei casi, con l'iter di budgeting concluso in sole 39 aziende.
"Un ritardo incomprensibile che potrebbe esporre a contenziosi le direzioni generali, che non potranno più richiedere ore di lavoro gratuite ai dirigenti né cancellare, come fatto in passato, milioni di ore lavorate in eccesso rispetto ai compiti istituzionali", commenta Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed.
"Gran parte dei referenti aziendali della Federazione ha denunciato importanti difficoltà nella corretta applicazione delle disposizioni sull'orario di lavoro, sui fondi contrattuali e sull'affidamento degli incarichi, oltre a una lentezza generalizzata nella conduzione della trattativa", continua.
"Fattori che accentuano il malcontento dei professionisti e che risultano tra le motivazioni che ci hanno spinti a proclamare lo sciopero", conclude Quici. "Motivazioni che si aggiungono all'elemosina che ci è stata riconosciuta al posto della defiscalizzazione dell'indennità di specificità medica e all'assenza di un piano straordinario di assunzioni, della depenalizzazione dell'atto medico e di risorse sufficienti per migliorare l'offerta sanitaria. Uno sciopero necessario, anche alla luce di questi dati, per manifestare la rabbia di un'intera categoria".
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