Il virus del SarsCoV2 che ha dato origine alla pandemia di Covid-19 probabilmente circolava tra gli animali nel mercato cinese di Wuhan già negli ultimi mesi del 2019: lo indica una nuova analisi compiuta sulla collezione completa di tutte le sequenze genetiche prelevate nel mercato subito dopo l’inizio della pandemia, che comprendono Dna e Rna (il cugino a singola elica) provenienti da virus, batteri, piante, animali ed esseri umani, cioè tutti gli organismi presenti sul posto.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell e guidato dal Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs), aggiunge un altro tassello alle altre prove che puntano il dito contro gli animali infetti come punto d’origine del Covid-19, ma lascia ancora nell’ombra l’esatta specie ‘colpevole’ di aver favorito il salto verso l’uomo: tra le più probabili ci sono i cani procioni, piccoli animali simili a volpi, e gli zibetti, piccoli mammiferi carnivori imparentati con manguste e iene.
“C’è stata molta disinformazione sull’origine di SarsCoV2”, dice Michael Worobey dell’Università dell’Arizona, tra gli autori dello studio coordinato da Florence Débarre. “Il motivo per cui è così importante scoprirla è che riguarda la sicurezza nazionale e la salute pubblica. E la verità è che, da quando la pandemia è iniziata più di quattro anni fa – aggiunge Worobey – non è stato fatto molto per ridurre la possibilità che uno scenario come questo si ripeta”.
Il 1° gennaio 2020, poche ore dopo la chiusura del mercato di Wuhan, gli investigatori del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie si sono recati sul posto per raccogliere campioni da pavimenti, pareti e altre superfici delle bancarelle, così come da gabbie e carri usati per spostare gli animali, scarichi e fognature. I ricercatori cinesi hanno poi sequenziato tutto il materiale genetico, pubblicando i risultati nel 2023 su Nature. Lo studio, però, lasciava irrisolta l’identità delle specie animali che avrebbero potuto costituire l’ospite intermedio del virus.
Per fare luce sulla questione, Débarre e colleghi hanno effettuato una nuova analisi sui dati resi pubblici dai ricercatori cinesi. “Questi sono tra i dati esistenti più importanti sull’origine della pandemia di Covid-19”, commenta Débarre: “Siamo estremamente grati che siano stati condivisi”. In base ai nuovi risultati ottenuti, SarsCoV2 era presente nelle stesse bancarelle che vendevano animali selvatici, inclusi cani procioni e zibetti, ma anche ratti del bambù e istrici malesi. In alcuni casi, addirittura il materiale genetico di virus e animali è stato rinvenuto mischiato sullo stesso tampone. Le varie specie sono poi state individuate analizzando il Dna mitocondriale presente.
I dati non possono dimostrare se uno o più di questi animali fossero infetti, ma forniscono un elenco chiaro delle specie che più plausibilmente avrebbero potuto trasportare il virus. “Ciò che vediamo sono i ‘fantasmi’ di questi animali sotto forma di Dna e Rna e, in alcuni casi, queste tracce si trovano nelle stesse bancarelle nelle quali è stato individuato anche SarsCoV2”, sottolinea Débarre: “Questo è ciò che ci si aspetterebbe in uno scenario in cui fossero presenti animali infetti nel mercato”.
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