Missione compiuta per il reattore sperimentale europeo Jet: una delle più grandi e potenti macchine del mondo costruite per produrre energia pulita dalla fusione nucleare, ossia imitando i processi che avvengono nel cuore delle stelle, conclude la sua carriera con un record assoluto, con la produzione di energia pari a 69 megajoule per 5 secondi, utilizzando soli 0,2 milligrammi di combustibile. "Una pietra miliare nel campo della scienza e dell'ingegneria della fusione", l'hanno definita gli esperti europei che hanno annunciato il nuovo record del Joint European Torus nella conferenza stampa online organizzata dal consorzio europeo Eurofusion.
Anche se ci vorranno ancora molti anni prima di vedere centrali a fusione in attività, adesso è un po' più vicina la possibilità di avere una fonte di energia duratura e pulita, a partire da materiali poco costosi. Merito del nuovo primato europeo, risultato della collaborazione di almeno 300 ricercatori, e al quale l'Italia ha contribuito non poco. Il nostro è infatti uno dei 31 Paesi che fanno parte di Eurofusion e partecipa al consorzio con Enea, Consiglio nazionale delle Ricerche, consorzio Rfx e alcune università.
L'esperimento si chiama Dte3 e risale al 3 ottobre 2023: è stata l'ultima grande prova del reattore attivo da 40 anni in Gran Bretagna e andato in pensione a fine dicembre 2023. "Un canto del cigno", come lo ha definito il ministro britannico per il Nucleare e le Reti, Andrew Bowie. L'energia che per 5 secondi è stata generata all'interno del tokamak, il reattore dalla struttura toroidale che ricorda quella di una ciambella, ha battuto il record ottenuto dalla stessa macchina nel febbraio 2022, quando ha generato energia pari a 59 megajoule.
All'interno del tokamak, un potente campo magnetico ha contenuto in modo stabile il plasma, ossia lo stato della materia che si ottiene all'interno del reattore quando temperature altissime pari a 150 milioni di gradi, molto più calde rispetto a quelle interne al Sole, accelerano il movimento di atomi simili all'idrogeno in modo da avvicinarli fino farli fondere, generando atomi di elio ed energia. Nell'esperimento Dte3 è stato utilizzato un mix di atomi di deuterio e trizio e l'Italia, con il Cnr, ha contribuito a misurare l'energia prodotta dalla reazione di fusione.
Il successo di quest'ultimo esperimento lascia un'eredità importante per le future ricerche sulla fusione nucleare. Ha infatti confermato la possibilità di riprodurre gli esperimenti finora condotti, che è possibile migliorarli per ottenere risultati sempre più significativi e che le metodologie finora adottate da Jet funzionano. Al punto che "siamo in grado di creare in modo affidabile plasmi di fusione utilizzando la stessa miscela di combustibile che sarà utilizzata dalle future centrali a fusione", ha detto Fernanda Rimini, senior manager di Jet per lo sfruttamento.
Si guarda perciò al futuro, con il reattore sperimentale Iter, frutto di una vastissima collaborazione internazionale e in costruzione nel Sud della Francia, e il dimostratore tecnologico Demo, ha detto il presidente del consorzio Eurofusion Ambrogio Fasoli.
"Oltre ad avere stabilito un nuovo record, abbiamo ottenuto risultati mai raggiunti prima e approfondito la nostra comprensione della fisica della fusione", ha rilevato. A riconoscere l'eredità importante del reattore Jet è anche il direttore generale di Iter, Pietro Barabaschi: Jet è stato un precursore di Iter a tutti gli effetti, "nella sperimentazione di nuovi materiali, nello sviluppo di nuovi componenti innovativi e, soprattutto, nella generazione di dati scientifici dalla fusione deuterio-trizio"
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