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I primi materiali soffici per produrre chip e batterie

I primi materiali soffici per produrre chip e batterie

Accumula energia e si integra con le fibre dei tessuti

14 ottobre 2024, 09:18

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
Rappresentazione gragica dei nuovi materiali soffici in grado di immagazzinare energia (fonte: Mark Seniw/Center for Regenerative Medicine/Northwestern University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione gragica dei nuovi materiali soffici in grado di immagazzinare energia (fonte: Mark Seniw/Center for Regenerative Medicine/Northwestern University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Soffice come un gel, compatibile con l’ambiente e capace di accumulare energia: è il nuovo materiale sviluppato alla Northwestern University che promette di realizzare semplici chip, sensori e microbatterie integrabili nei tessuti dei vestiti o per scopi medici.

Il nuovo materiale è descritto sulla rivista Nature nello studio guidato da Yang Yang e coordinato da Samuel Stupp.“Immaginiamo un futuro in cui potresti indossare una maglietta con l’aria condizionata incorporata o di fare affidamento su impianti bioattivi morbidi che sembrano tessuti e vengono attivati in modalità wireless per migliorare la funzione cardiaca o cerebrale”: sono queste alcune delle possibili applicazioni che, secondo Stupp, potrebbero presto essere possibili grazie a questi nuovi materiali.

Da anni si punta a sviluppare queste tecnologie flessibili ed economiche che possano essere integrate nei nostri oggetti quotidiani, in particolare il vestiario, ma finora ci si era sempre scontrati con la rigidità dei materiali. La svolta potrebbe ora arrivare dall’elaborazione di alcuni speciali materiali noti già dagli anni ’60 e usati finora in applicazioni nautiche, in particolare in alcuni sonar.

Si tratta di un materiale plastico chiamato polivinilidene fluoruro o Pvdf, che ha le capacità sia di produrre una piccola scarica elettrica se schiacciato – la cosiddetta proprietà piezolettrica presente anche in alcune ‘pietrine’ negli accendini – e sia di essere ferromagnetico, ossia orientarsi assecondando un campo magnetico, così come fanno gran parte dei metalli.

Modificandone alcune caratteristiche i ricercatori sono ora riusciti ad adattarlo per un’incredibile varietà di applicazioni. Le piccole molecole possono infatti essere integrate in fibre tessili e essere usate per accumulare energia, utile per alimentare dispositivi a bassa tensione, oppure essere essi stessi sensori elettronici oppure ancora semplici unità di elaborazione, una sorta di chip molto semplificati. Inoltre, aggiungono gli autori, la biocompatbilità del materiale permetterà di impiegarlo anche in ambiti medici.

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