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Risolto l'enigma del cervello vetrificato di Ercolano

Risolto l'enigma del cervello vetrificato di Ercolano

Durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

01 marzo 2025, 16:06

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
Frammento del materiale organico del cervello vetrificato (fonte: Pier Paolo Petrone) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Frammento del materiale organico del cervello vetrificato (fonte: Pier Paolo Petrone) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prima l'arrivo di una rovente nube di ceneri e poi un rapido raffreddamento: è avvenuta così la vetrificazione di una parte del cervello di una delle vittime di Ercolano nell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. A risolvere l'enigma dell'unico caso al mondo di cervello umano vetrificato è stato lo studio del gruppo di ricerca italo-tedesco guidato dal vulcanologo Guido Giordano, dell'Università Roma Tre e pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

Alla ricerca hanno partecipato anche l'Università Federico II di Napoli,  l'Istituto di Scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei Materiali Ceramici del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Politecnico Clausthal, in Germania

Anni fa nel sito del Collegium Augustalium a Ercolano fu scoperto, nel cranio di uno dei corpi delle vittime dell'eruzione, del materiale organico vetrificato, una stranezza mai osservata in precedenza: era l'unico esempio del genere conosciuto al mondo e il meccanismo all'origine di quel fenomano è stato finora un enigma.

"Per comprendere il processo di vetrificazione abbiamo condotto delle analisi sperimentali riportando i frammenti di cervello alle temperature a cui si sono trasformati in vetro con cicli di riscaldamento e raffreddamento a velocità variabili con apparecchiature molto sofisticate", ha detto Pier Paolo Petrone, dell'Università Federico II di Napoli, tra gli autori dello studio.

Le analisi hanno così permesso di ricostruire cosa avvenne quel giorno del 79 d.C., dopo che iniziarono primi flussi piroclastici, nubi di gas e materiali incandescenti che distrussero Ercolano. "Il primo di essi - ha detto Giordano - raggiunse la città solo con la sua parte di nube di cenere diluita ma caldissima, ben oltre i 510 gradi Celsius. Lasciò a terra pochi centimetri di cenere finissima, ma l'impatto termico fu terribile e mortale, seppur sufficientemente breve da lasciare resti di cervello ancora intatti". La nube scomparve molto rapidamente consentendo ai resti di raffreddarsi e quel veloce salto di temperature innescò il processo di vetrificazione.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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