Approvato il disegno di legge di riforma dei contratti della ricerca che permetterà di superare l'attuale "inferno del precariato": lo ha detto il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. "Si tratta di una vera e propria 'cassetta degli attrezzi' a disposizione delle università, degli enti pubblici di ricerca e delle istituzioni Afam, con strumenti differenziati a seconda dei diversi livelli di ricerca e con tutele crescenti via via che si avanza nel percorso accademico", ha aggiunto Bernini.
"Da settembre - ha proseguito il ministro - partirà un confronto con le parti sociali e attiveremo al Mur un osservatorio, di cui faranno parte tutte le rappresentanze coinvolte, per valutare l'impatto di queste norme nei prossimi tre anni". Il ministro Bernini ha rilevato inoltre che il nuovo provvedimento punta a colmare la lacuna che il sistema della ricerca ha, da un punto di vista contrattualistico e borsistico, dal momento che gli assegni di ricerca non saranno più prorogati dopo il 31 dicembre 2024. Nello specifico, il nuovo provvedimento prevede forme di collaborazione da parte di studenti durante il corso di laurea o di laurea magistrale per un massimo di 200 ore l'anno.
Gli studenti potranno fornire assistenza all'attività di ricerca in aggiunta alla collaborazione ai servizi universitari. Il compenso può arrivare a 3.500 euro l'anno.
Si introducono poi due tipologie di borse di assistenza all'attività di ricerca: una junior, destinata ai laureati magistrali o a ciclo unico, e una senior, per i dottori di ricerca. In entrambi i casi la durata va da un minimo di un anno a un massimo di tre. Il trattamento economico sarà stabilito con un decreto del Ministro dell'Università e della Ricerca.
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