Nuovi strumenti a disposizione di università, enti pubblici di ricerca e istituzioni Afam per inquadrare meglio chi fa ricerca, in modo da rispondere alle diverse esigenze garantendo un percorso a tutele crescenti, e l'introduzione della figura del professore aggiunto, per attirare esperti altamente qualificati provenienti dall'estero o anche dal mondo professionale: sono queste le principali novità contenute nella bozza del Ddl per la valorizzazione della ricerca che l'ANSA ha visionato in anteprima e che domani sarà discussa durante il Consiglio dei ministri.
Il Ddl - rilevano fonti del ministero dell'Università e della Ricerca - mette a disposizione una sorta di cassetta degli attrezzi che gli atenei, gli enti di ricerca pubblici e le Afam potranno usare per inquadrare chi fa ricerca in base alle diverse esigenze, all'impegno e alle attività svolte. Si parte con una migliore definizione della collaborazione da parte degli studenti, sia delle lauree triennali che magistrali, che potranno avere una durata massima di 200 ore all'anno con un compenso che arriva ad un massimo di 3.500 euro. Ci sono poi borse di assistenza alle attività di ricerca, suddivise in junior e senior, i contratti post-doc e i contratti di ricerca attualmente vigenti (che diventeranno operativi al termine della contrattazione tra sindacati e Aran).
C'è poi la novità della figura del professore aggiunto, con contratti della durata minima di tre mesi rinnovabili fino a un massimo di tre anni, con i quali di intende favorire la mobilità del corpo docente attirando figure d'eccellenza che decidono di venire intraprendere progetti di ricerca specifici con una durata temporale limitata.
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