Anche le batterie delle auto elettriche possono essere fonte di inquinamento. Molte batterie ricaricabili agli ioni di litio, presenti nella maggior parte dei veicoli elettrici, utilizzano una classe di sostanze chimiche note come Pfas, che aiutano a rendere le batterie meno infiammabili e a condurre l'elettricità: è questa la causa del problema, poiché i Pfas, indicati come ‘forever chemicals’, non si degradano, restando nell’ambiente praticamente per sempre e accumulandosi nell’organismo. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato da Università Tecnologica del Texas e Duke University, che ha trovato alti livelli di questi composti in campioni di aria, acqua, neve e suolo vicino agli impianti di Stati Uniti, Francia e Belgio che li producono.
I ricercatori, guidati da Jennifer Guelfo dell’Università Tecnologica del Texas e Lee Ferguson della Duke, sottolineano come il passaggio ad automobili più pulite e alle energie rinnovabili sia la chiave per risolvere la crisi climatica, ma anche questo ha costi che solo ora iniziano ad essere studiati. “Ridurre drasticamente le emissioni di CO2 con innovazioni come le auto elettriche è fondamentale – commenta Guelfo – ma non dovrebbe comportare l'effetto collaterale di un aumento dell'inquinamento da Pfas”.
Gli autori dello studio sottolineano che questi composti possono disperdersi nell’ambiente anche attraverso le discariche, dove finisce la maggior parte delle batterie agli ioni di litio. Solo il 5% circa di queste, infatti, viene riciclato, ed entro il 2040 potremmo arrivare a circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti costituiti da batterie per auto elettriche. “Dobbiamo valutare ora queste sostanze chimiche – dice Guelfo – prima che diventino un problema più diffuso: abbiamo l'opportunità di massimizzare davvero l'idea di sostenibilità”.
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