I laghi si trovano ad essere minacciati da un riscaldamento delle loro acque senza precedenti: secondo lo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e guidato dall’Istituto sudcoreano per le Scienze di Base, se le temperature continueranno ad aumentare sotto la spinta del cambiamento climatico indotto dall’uomo, entro il 2100 i laghi supereranno i loro limiti naturali, andando incontro a modifiche drastiche dei loro ecosistemi e mettendo a rischio molte specie. Conseguenza delle acque sempre più calde è la carenza di ossigeno negli strati più profondi, un fenomeno evidente già da anni nei laghi italiani, dove costituisce il problema principale specialmente per quelli più profondi del Nord Italia.
“L’acqua superficiale dei laghi italiani si sta scaldando – dice all’ANSA Aldo Marchetto dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche – e quindi, in quelli più profondi come il Lago Maggiore, il Lago di Como e quello di Garda, si viene a creare una maggiore differenza di temperatura tra acque superficiali e profonde, dove il riscaldamento si fa sentire meno. In questo modo – prosegue Marchetto – la stratificazione tra le varie zone si fa più netta e si riduce la circolazione che trasporta l’ossigeno dalla superficie alle profondità”.
Il problema risulta ancora più evidente se si considera che i laghi più profondi del Nord Italia, Maggiore, Lugano, Como, Iseo e Garda, rappresentano oltre l’80% delle risorse superficiali di acqua dolce del nostro Paese. “I danni principali riguardano gli organismi che vivono nelle acque più profonde, o che vi si spostano per almeno una parte dell’anno”, afferma il ricercatore dell’Irsa-Cnr: “Molte specie scompariranno e altre nuove potrebbero prendere il loro posto. Inoltre – aggiunge Marchetto – il fenomeno favorisce anche la proliferazione di alcune specie di alghe, che incidono negativamente sulla qualità dell’acqua”.
Allargando lo sguardo a livello globale, i ricercatori guidati da Lei Huang, ora alla Capital Normal University di Pechino, hanno simulato l’andamento delle temperature, coprendo un arco di tempo che va dal 1850 al 2100. Il modello utilizzato è unico nel suo genere, poiché cattura la dinamica e la termodinamica dei sistemi lacustri integrandoli anche con quelli dell’atmosfera. Inoltre, le simulazioni effettuate, grazie a uno dei computer più veloci della Corea del Sud, sono state un centinaio: in questo modo, è stato possibile distinguere le variazioni naturali della temperatura da quelle causate dal cambiamento climatico antropogenico.
I risultati indicano che, in media, i laghi di tutto il mondo si troveranno ad affrontare condizioni climatiche drasticamente diverse entro la fine del secolo, anche se alcuni risultano più vulnerabili di altri: quelli tropicali saranno i primi a sperimentare condizioni senza precedenti, quando il riscaldamento globale raggiungerà i 2,4 gradi in più rispetto ai livelli preindustriali. Rispetto ad altri ecosistemi, gli organismi che abitano quelli lacustri hanno spesso possibilità limitate di spostarsi alla ricerca di condizioni più favorevoli, dunque sapere quando si verificheranno i cambiamenti più drastici e con che velocità è fondamentale per poter pianificare azioni volte a mitigare gli effetti della crisi climatica.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA