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Il Giappone dice finalmente addio ai floppy disk

Il Giappone dice finalmente addio ai floppy disk

Abrogati 1.034 regolamenti che richiedevano l'uso del supporto

MILANO, 05 luglio 2024, 14:47

Redazione ANSA

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A metà 2024 il Giappone ha detto addio ai floppy disk. Fino al mese scorso, ai giapponesi veniva ancora chiesto di inviare documenti a uffici della pubblica amministrazione utilizzando dispositivi di archiviazione obsoleti. Con una decisione epocale, il governo ha abrogato 1.034 regolamenti che richiedevano l'uso dei floppy in tali situazioni. Circa trenta erano stati abrogati già alla fine del 2023, in un percorso conclusosi solo adesso.

Con una nota ufficiale, il ministro degli affari digitali, Taro Kono, ha affermato: "Abbiamo vinto la guerra contro i floppy disk". Da circa tre anni, Kono aveva avviato una procedura di abrogazione della legislazione in materia, che ha richiesto più tempo del dovuto. Considera una potenza tecnologica, negli ultimi anni il Giappone è rimasto indietro rispetto all'ondata globale di trasformazione digitale, anche a causa di una certa resistenza al cambiamento. Ad esempio, gli uffici hanno continuato a utilizzare i fax rispetto alle e-mail, altro strumento contro cui Taro Kono si è battuto. Creati negli anni '60, i floppy sono passati di moda negli anni '90, sostituiti da soluzioni di archiviazione più efficienti. Un floppy disk da tre pollici e mezzo può contenere fino a 1,44 MB di dati. Sarebbero necessari più di 22.000 dischi di questo tipo per replicare una scheda di memoria da 32 gb. L'ultima grande azienda a produrre floppy disk è stata Sony, che ha fermato la realizzazione del supporto nel 2011.

Come ricorda Reuters online, lo sforzo di digitalizzazione del Giappone ha incontrato numerosi ostacoli. Durante la pandemia di Covid-19 era stata sviluppata un'app di tracciamento dei contatti, mai lanciata pubblicamente, mentre l'adozione della carta d'identità digitale My Number da parte del governo è stata più lenta del previsto, a causa di ripetuti inconvenienti relativi ai dati. Tra questi, l'abbinamento delle tessere a nomi sbagliati ed errati incroci di informazioni tra cittadini e seriali della previdenza sociale.

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