L'iniziativa promossa dal G7 a
Pescara oggi di una partnership pubblico-privata globale che
possa aiutare i piccoli agricoltori nei Paesi a più basso
reddito, sviluppando resilienza e sostenibilità dell'agricoltura
del caffè, è "il risultato di un grandissimo lavoro di squadra
iniziato a Expo Milano 2015. Lo ha segnalato l'industriale del
caffè Andrea Illy, che all'epoca ebbe l'idea alla quale oggi
aderiscono colossi come JDE, Lavazza, Nestlé, Starbucks, il
governo Italiano e gli altri G7, istituzioni intergovernative,
organizzazioni del settore.
Illy oggi ha partecipato al G7 a Pescara e dopodomani sarà al
Senato a Washington (Usa) per discutere proprio di agricoltura
rigenerativa.
L'iniziativa di oggi era stata proposta nel luglio scorso
alla riunione di Borgo Egnazia e da allora si è lavorato per
"creare ulteriore consenso" attorno a essa. Per Illy la proposta
è passata grazie alla sensibilità del governo italiano che
detiene la presidenza di turno del G7 e perché c'è il pericolo
che oltre il 50 per cento delle terre coltivabili a caffè entro
il 2050 non si potrebbero più sfruttare a causa del cambio
climatico, peggiorando così la già molto precaria situazione
degli oltre 40 Paesi produttori (in due solo dei quali i
coltivatori vivono al di sopra della soglia di povertà). Dunque,
"adesso le soluzioni ci sono, mancano ancora due 'S': Scala e
Speed. Secondo mie stime personali ma condivise con molti
operatori del settore, in dieci anni in 10 dei 12 milioni di
ettari coltivati a caffé, vanno investiti dieci miliardi di
dollari (mille per ciascun ettaro), il più presto possibile".
Illy ha annunciato che si rivolgerà al Dipartimento di Stato e
alla Banca mondiale, ad associazioni italoamericane e alla
prossima presidenza del G7, canadese.
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