(di Gianluca Pacella)
Cantiere aperto per il biologico, che
sorride per l'andamento economico e di mercato ma che spera in
un sistema unico di certificazione e nel "giusto prezzo" in
attesa della definizione del marchio biologico italiano. Un
settore che oggi può godere di un fatturato che segna un +4,9%
in termini di volume e +4,5% in valore negli ultimi 12 mesi e
che ha già superato i 9 miliardi di euro di vendite con un
export di fatturato raddoppiato dal 2012 al 2023.
Le aspettative sono state presentate e illustrate Roma alla
seconda Assemblea dei produttori biologici e biodinamici
organizzata presso la sede di Cia-Agricoltori italiani, riunendo
le 14 associazioni socie FederBio. Le richieste per il futuro
del comparto consistono nel dettaglio in un sistema unico di
certificazione, con l'applicazione di piani di controllo
standard e di tariffari uniformi approvati dall'Autorità
competente nazionale di settore e un'unica piattaforma
d'interscambio delle informazioni. Tra gli obiettivi anche la
"battaglia" del giusto prezzo con l'obiettivo di avere definito
un prezzo definito in maniera indipendente da quello del mercato
convenzionale e "per permettere di produrre cibo sano e pulito,
per garantire il reddito degli agricoltori, il rispetto dei
diritti dei lavoratori e quelli della terra e che renda
accessibili ai cittadini alimenti di qualità".
È poi attesa per il marchio italiano bio. "Il bando - ha reso
noto il sottosegretario al Masaf Luigi D'Eramo - si è chiuso nei
giorni scorsi e sono arrivate oltre 300 domande. La commissione,
che avrà il compito chiaramente di valutare, si è già costituita
e lunedì ci sarà la prima riunione".
Dal canto suo, la presidente di Federbio, Maria Grazia
Mammuccini, sottolinea che il biologico "cresce sia nelle
superfici coltivate che nel numero di operatori ma cresce anche
sul mercato, con i dati che ci sono stati forniti da Nomisma
luglio 23-luglio 24 e c'è una crescita sia in volume e sia in
valore che va quasi intorno al 5%, quindi è un settore che dà
dei segni positivi. Ora il punto fondamentale è che questi segni
positivi devono collegarsi anche con la produzione agricola
perché purtroppo dal punto di vista dei produttori agricoli ci
sono difficoltà, dovute all'impatto del clima, che hanno creato
perdita di produzione, sia per gli eventi estremi ma anche per i
lunghi periodi di siccità ma c'è anche un aumento dei prezzi al
cittadino, mentre il prezzo all'agricoltore, in alcuni casi,
diminuisce".
Il presidente Anabio-Cia, Giuseppe De Noia è convinto che
l'Italia raggiungerà l'obiettivo del 25% di biologico entro il
2030.
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