Oltre 400 agricoltori marchigiani
partecipano alla due giorni al Brennero per difendere i confini
dal "Fake in Italy". La manifestazione è stata organizzata dalla
Coldiretti - oggi e domani - per "fermare l'invasione di
prodotti alimentari stranieri spacciati per italiani che mettono
a rischio la salute dei cittadini e in difficoltà l'economia
nazionale attraverso un dumping spesso fatto di leggi più blande
sulla sicurezza alimentare, sulla tutela ambientale e sui
diritti dei lavoratori".
"Solo nella nostra regione negli ultimi 10 anni - afferma
Coldiretti Marche - le importazioni agroalimentari dall'estero
sono aumentate del 75% superando, lo scorso anno, quota 662,5
milioni di euro. Oltre il 60% riguarda la zootecnia, la pesca e
i relativi settori di trasformazione con gli scaffali dei
consumatori invasi da carni fresche, pesce, crostacei, prodotti
ittici lavorati, salumi ma anche latte, yogurt e formaggi che,
vantando prezzi inferiori, fanno concorrenza sleale alle
produzioni italiane". Gli agricoltori marchigiani, guidati dalla
presidente regionale di Coldiretti, Maria Letizia Gardoni,
saranno "al fianco delle forze dell'ordine per verificare il
contenuto di tir, camion frigo, autobotti". "C'è il tema della
reciprocità - commenta Gardoni - per cui chiediamo siano
rispettate le medesime norme da paese a paese per avere un
mercato veramente libero e privo di distorsioni che penalizzano
i produttori italiani, e c'è il tema della trasparenza".
Coldiretti negli anni "ha chiesto e ottenuto l'indicazione di
origine su numerosi prodotti come la pasta di grano duro, il
riso, il latte e i suoi derivati, la salsa di pomodoro e i sughi
pronti. Un prodotto alimentare su quattro offre ai consumatori
trasparenza in etichetta. Dobbiamo estendere l'obbligo a tutti i
prodotti e intensificare i controlli". Il "Fake in Italy, -
attacca Coldiretti - ovvero il fenomeno dell'Italian Sounding
fattura ogni anno oltre 91 miliardi di euro, secondo Ismea,
sfruttando l'immagine italiana in prodotti che di Tricolore
hanno solo il packaging. Le Marche non sono immuni". Sulle
piattaforme di commercio online, ricorda l'associazinoe, "sono
facilmente reperibili wine box per produrre Verdicchio dei
Castelli di Jesi con acqua e polverine e, da qualche tempo,
anche etichette da applicare alla singola bottiglia. Fake come i
Salamini alla cacciatora dop (prodotti anche con carni suine di
allevamenti marchigiani) che gli ispettori dell'Icqrf hanno
individuato in una quarantina di casi o come la brotola barbata
del Senegal spacciata per cernia dell'Adriatico sequestrata nel
2023 dalla Guardia Costiera". "I cibi e le bevande stranieri
sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli made in Italy,
con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici
irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al
6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello
0,6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati
dell'ultimo Rapporto pubblicato da Efsa nel 2023 relativo ai
dati nazionali dei residui di pesticidi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA