Si mantiene stabile l'andamento del
mercato nel primo semestre di quest'anno per l'Asti Docg, la
principale denominazione piemontese con una media produttiva
equivalente a 90/100 milioni di bottiglie l'anno.
Secondo le rilevazioni del Consorzio, presentate oggi a
Palazzo Gastaldi ad Asti, il primo semestre si è chiuso con i
volumi praticamente identici a quelli dello scorso anno
(imbottigliato a 43,5 milioni), per effetto combinato di una
contrazione dell'Asti Spumante (-6%, a 26,7 milioni di pezzi) e
un sensibile incremento del Moscato d'Asti (+12%, 16,8 milioni
di bottiglie), che riprende la propria corsa dopo le difficoltà
dello scorso anno.
I dati dell'imbottigliato sono confermati anche dalle
elaborazioni del Consorzio relative alle vendite registrate su
un panel di imprese che rappresenta l'80% del totale produttivo
delle oltre 1000 aziende socie. Secondo il campione, le vendite
in Italia e all'estero nell'ultimo semestre segnano un +0,4%,
per un equivalente di 34,1 milioni di bottiglie.
"Il nostro mercato rimane in linea di galleggiamento e,
visto il periodo complicato a livello globale per il vino, è di
per sé già una buona notizia", spiega il presidente del
Consorzio Asti Docg, Stefano Ricagno.
Rispetto alla media-mercato del vino italiano, la
denominazione si conferma molto più aperta verso le piazze
emergenti; è il caso, per esempio, della crescita del Moscato
d'Asti in Asia, con le vendite sull'area che incidono ormai per
oltre il 15% del totale export della tipologia, il quadruplo
rispetto alle quote tricolori nell'area. Lo stesso rapporto si
evidenzia anche nella performance dell'Asti spumante nell'Est
Europa fino alla Russia, destinazioni in forte crescita che oggi
valgono il 46% delle vendite della bollicina piemontese contro
una media nazionale nella macroregione al 12%. "La sfida ora -
conclude Ricagno - è mantenere la stabilità riscontrata nei
volumi senza scendere a compromessi sul valore".
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