"Faremo produrre i dealcolati in Italia perché tutto il mondo del vino li vuole ed è d'accordo; quindi noi che rappresentiamo il mondo della produzione ci allineiamo, ma proverò a convincere tutti che questi prodotti non si possono chiamare vino". Lo ha annunciato il ministro dell'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida in occasione dei festeggiamenti, ieri sera a Roma, dei primi 20 anni dell'istituto Grandi Marchi con proiezione di un docu-film celebrativo. Del resto, ha osservato, "è l'Oiv, l'organizzazione internazionale della vigna e del vino, a definire il vino un prodotto che ha l'alcol che la natura dona attraverso un processo che non è di addizione ma quindi di trasformazione. Proverò a convincere tutti che si può fare una bevanda dealcolata e si può rinunciare a chiamarla vino. Peraltro l'italiano ha tante parole per chiamare tutto ma - secondo Lollobrigida - siamo una nazione strana o una Unione Europea strana dove, pur avendo tante parole, si può definire una cosa con due ceci una bistecca, e ora vogliamo chiamare vino una cosa che non ha il suo interno lo stabilizzatore principale che permette al vino di evolvere in un livello di qualità maggiore.
In generale la società si evolve verso il consumo moderato di vino. Ma occorre piuttosto parlare di qualità e del prezzo giusto, perché se tu vuoi un prodotto di qualità italiana dietro c'è lavoro, c'è il rispetto delle regole. c'è rispetto del territorio, ci stanno tante cose che hanno un costo. E questo costo deve diventare e prezzo un valore riconoscibile; su questo dobbiamo fare uno sforzo e lo facciamo con tutte le iniziative", ha concluso Lollobrigida.
Le imprese italiane chiedono di poter operare alle stesse condizioni dei competitor europei, applicando la parola 'vino' ai dealcolati, afferma l'Unione italiana vini (Uiv), secondo cui il ministero dell'Economia avrebbe ritirato le norme relative ai vini dealcolati recentemente inserite nella proposta di decreto legislativo in materia di accise. Ora, superato l'impasse, per Uiv è necessario che il ministero dell'Agricoltura approvi al più presto il decreto tenendo conto degli elementi principali già discussi con la filiera; fra questi, il processo di dealcolizzazione che dovrà avvenire in locali appositamente dedicati; il divieto della pratica per i vini Dop/Igp; e il fatto di considerare la soluzione idroalcolica residua (acqua di rete tra il 95% e il 99,9%) come rifiuto e quindi non sottoposta ad accise. Uiv confida che nelle prossime settimane il Masaf possa convocare le organizzazioni per presentare la nuova proposta di decreto, rilevando inoltre come un Regolamento comunitario sancisca dal 2021 l'obbligo di chiamare questo prodotto 'vino dealcolizzato' o 'parzialmente dealcolizzato'.
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