Se lo scorso week end tutti
gli occhi erano puntati sul cielo di San Miniato grazie alla
festa degli aquiloni che colora la cittadina toscana ogni anno
dal 1968, da oggi la protagonista diventa la terra grazie
all'inaugurazione del MuTart, il museo del Tartufo delle Colline
Samminiatesi. Quello di San Miniato e dei 29 comuni tra le
province di Pisa e di Firenze è uno scrigno generoso, che
produce tartufi dodici mesi l'anno, unica al mondo per quello
più pregiato, il bianco Tuber Magnatum Pico.
All'interno si conoscono tutti i segreti della preziosa
prelibatezza e della tradizione della cerca e della cavatura, da
alcuni anni proclamata patrimonio Unesco: dal vanghetto,
indispensabile strumento del tartufaio, al cane,
l'impareggiabile Meticcio di San Miniato. Del resto San Miniato
è la patria di un vero tartufo record, quello storicamente più
grande mai ritrovato e uno dei pochissimi oltre i 2 kg, tutti
nati nei boschi delle colline samminiatesi: quello da 2,520
chilogrammi trovato nel 1954 dal sanminiatese Arturo Gallerini
detto "Il Bego" e poi che poi fu donato al presidente degli
Stati Uniti Eisenhower da un commerciante di Alba.
Dopo mesi e mesi di studio, di ricerche e di lavoro, il museo
con sede in via IV Novembre 20 è a disposizione della
cittadinanza e dei tanti turisti e pellegrini che affollano San
Miniato tutto l'anno per godere delle sue bellezze: dalla Rocca
alla Via Francigena ai boschi che custodiscono gelosamente
questi straordinari tartufi.
Il MuTart è stato reso possibile grazie al contributo di Regione
Toscana e Camera di Commercio Toscana Nord Ovest, che hanno
voluto sostenere convintamente l'idea di Fondazione San Miniato
Promozione, la realtà che ogni anno a novembre organizza
l'attesa Mostra Mercato del Tartufo bianco di San Miniato.
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