(di Alessandra Baldini)
Una giostra di Keith Haring, una
ruota di Jean Michel Basquiat, un labirinto di vetro di Roy
Lichtenstein. Padiglioni firmati da Salvador Dali', David
Hockney, Sonia Delaunay, Monika Gil'sing, Arik Brauer e altri
vip dell'arte del nostro tempo. Il 'luna park perduto' di André
Heller tornera' in vita dal 20 novembre allo Shed, il centro
culturale di Hudson Yards nato a fianco della High Line.
Ideato da Heller, artista di avanguardia, cantante pop e
attivista per la pace ispirandosi ai parchi di divertimento
delle cittadine europee, il luna park d'autore aveva aperto i
battenti ad Amburgo nell'estate 1987 accogliendo 300 mila
visitatori. Qualcuno lo defini' "un luna park delle sensazioni",
altri lo soprannominarono "il museo del futuro". Lui lo chiamò
Luna Luna.
Per un capriccio del destino, dopo Amburgo Luna fini' in
disarmo e per oltre 30 anni resto' a languire in un magazzino
del Texas fino quando un impresario newyorchese, Michael
Goldberg di Special Studios che nel 2019 ne aveva appreso
l'esistenza, non lo riusci' a riportare in luce. Con la
benedizione di Heller, Goldberg imbarco' nel progetto DreamCrew,
la societa' di entertainment e di eventi del rapper canadese
Drake. Un restauro da cento milioni di dollari ha permesso di
resuscitare le attrazioni in vista di un tour nordamericano,
Luna Luna: Forgotten Fantasy, partito l'anno scorso da Los
Angeles e ora sul punto di approdare a Manhattan.
Con Coney Island, l'ottovolante Cyclone e la Ruota delle
Meraviglie, l'idea del luna park fa parte dell'immaginario
collettivo di New York che "e' anche la capitale del mondo
dell'arte", ha detto Anthony Gonzales, il Ceo di Luna Luna. Nel
mix di avanguardia e cultura pop che caratterizza il luna park
d'artista, Gonzales vede un modo di avvicinare neofiti all'arte:
"Come un cavallo di Troia per gente che non ha mai messo piede
in un museo o una galleria".
Heller, che aveva contributo al progetto con una cappella
nuziale, nel 1987 aveva chiamato una trentina di artisti a
decorando giostre in disarmo o creando attrazioni ex novo. Nel
1990, dopo il flop di un tour europeo e la mancata vendita delle
attrazioni alla citta' di Vienna, l'artista aveva accettato di
vendere l'insieme a una non profit statunitense, la Stephen and
Mary Birch Foundation, una decisione che aveva innescato una
serie di azioni legali sui diritti e il prezzo di ingresso.
Allo Shed le installazioni saranno collocate all'interno
della galleria principale e nella piazza adiacente che puo'
essere trasformata in spazio per performance. L'altezza
dell'edificio disegnato dallo studio Diller Scofidio + Renfro e'
essenziale per installare la ruota di Basquiat che nella
edizione di Los Angeles di Luna Luna sfiorava al suo punto piu
alto il soffitto.
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