Un itinerario poetico racconta arte
prodotta in Brasile a partire dal secondo dopoguerra: si è
aperta al Museo Madre di Napoli la mostra collettiva 'Vai, vai,
Saudade' (fino al 30 settembre), a cura di Cristiano Raimondi.
L'esposizione prende il titolo da una samba composta da Heitor
dos Prazeres (Rio de Janeiro, 1898 - 1966), artista carioca che
fu tra i primi a subire la censura della dittatura militare nel
1964.
Le sale del piano terreno e del secondo piano del museo ospitano
194 opere - oltre a documenti e fotografie - di 52 artisti
brasiliani di diverse generazioni. Organizzata per associazioni,
a volte inattese, e dialoghi tra artisti, la mostra parte dal
confronto tra l'opera Livro da Arquitetura (1959-60) di Lygia
Pape, che descrive la storia dell'uomo come costruttore di
civiltà e una via sacra dell'artista della regione di Acre,
Hélio Melo, che racconta la distruzione dell'habitat naturale da
parte dell'essere umano. Il percorso si conclude con la serie
Era uma vez a Amazônia di Jaider Esbell, dove l'artista ci parla
dell'impoverimento delle condizioni di vita delle popolazioni
originarie dell'Amazzonia e del futuro incerto di questa terra
vissuta per generazioni nel rispetto dell'ecosistema. Dalla fine
della schiavitù, abrogata soltanto nel 1888, alle immigrazioni
di massa dall'Italia, il Libano, il Giappone e la Germania, sino
al più recente bolsonarismo, il Brasile ha vissuto a cavallo tra
positivismo e democrazia, dittatura e censura, frustrazione e
speranza senza mai abbandonare lo spirito resiliente tipico dei
paesi che hanno vissuto una storia coloniale: ha esportato la
lotta per i diritti delle popolazioni originarie e
afrobrasiliane in tutto il mondo facendosi baluardo di valori
umanistici e democratici. L'obiettivo della mostra è quindi
presentare il Brasile come terra fertile di idee e rivoluzioni
artistiche, un paese che ha saputo costruire un'identità basata
sulla valorizzazione del multiculturalismo e fusione di
linguaggi plurimi sfidando le visioni eurocentriche per una
storia dell'arte a una sola direzione. "Il Madre inaugura una
esposizione che comprende molti dei temi più importanti della
nostra contemporaneità: la diversità, la riflessione su uno
sviluppo economico che procede spesso a scapito dell'ecosistema
di cui facciamo parte" spiega Angela Tecce, Presidente della
Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee - museo Madre .
"Nell'anno in cui il Brasile è protagonista di importanti eventi
internazionali legati all'arte contemporanea, primo fra tutti la
Biennale di Venezia, il Madre arricchisce la propria
programmazione con uno sguardo rigoroso quanto ampio sulla
produzione artistica recente di una nazione che racchiude in sé
diverse anime culturali. Impariamo dal Brasile che la
coesistenza tra linguaggi differenti crea un intreccio fitto e
molto ricco, ben oltre la somma delle sue singole parti"
aggiunge Eva Fabbris, direttrice del Madre.
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