Dopo circa 400 anni la Maddalena di
Artemisia Gentileschi torna a Napoli, città dove fu dipinta tra
il 1630 e il 1635, e da domani sarà visibile all'interno del
Complesso Monumentale di Santa Chiara, fino al 19 gennaio 2025.
Conservata per secoli da privati, dagli ultimi cento anni la
Maddalena è proprietà della collezione Sursock, a Beirut, dove
fu gravemente danneggiata nell' esplosione del 4 agosto 2020.
Restaurata grazie all'intervento di Arthemisia, il capolavoro
oggi nuovamente risplende, mostrando tutti i caratteri propri
del periodo trascorso da Artemisia a Napoli dove visse dal 1630
fino alla morte nel 1654: gli inconfondibili toni di giallo oro
cupo e blu oltremarino su cui spicca il candore della camicia
enfatizzati dalla potenza del chiaroscuro. La santa, il cui
sguardo estatico trasmette la gratificazione per il passaggio a
una nuova vita, sembra dialogare mentalmente con il divino,
mentre alle sue spalle i gioielli e il vaso degli unguenti sono
posti a sottolineare l'abbandono della precedente esistenza.
Tra la città partenopea e la pittrice che denunciò il suo
stupro divenendo per sempre una icona di tutte le donne, il
legame è stato strettissimo. Dopo aver vissuto circa dieci anni
a Roma, nel 1630 Artemisia si trasferisce a Napoli grazie ai
rapporti che matura con Fernando Afán de Rivera, Duca di Alcalá
e Viceré di Napoli, che nel 1629 ha acquistato suoi tre dipinti.
Il suo stile, così vicino a quello di Caravaggio, affascina i
collezionisti napoletani. Arriva in città con il fratello
Francesco e la figlia Prudenzia, intrattiene una fitta
corrispondenza con il committente Cassiano dal Pozzo con il Duca
di Modena Francesco I d'Este e con Ferdinando II de' Medici, che
ottengono suoi quadri, mentre Galileo Galilei e il nobile
messinese don Antonio Ruffo diventano suoi consiglieri e
mediatori. Se si esclude la parentesi inglese, quando nel
1638-'39 si reca a Londra per lavorare con suo padre Orazio alla
corte di re Carlo I, Artemisia non si sposterà mai da Napoli,
dove produrrà una grande quantità di tele con l'aiuto di
Francesco, che sostituì il marito Pierantonio nella gestione
della bottega. Diventerà la pittrice più celebre d'Europa,
dipingendo anche le uniche opere pubbliche della sua carriera
per la Cattedrale di Pozzuoli. La sua tomba nella Chiesa di San
Giovanni Battista dei Fiorentini è andata perduta negli anni '50
del Novecento, quando l'edificio è stato abbattuto.
Col patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli,
l'esposizione è realizzata grazie alla collaborazione tra la
Provincia Napoletana del Ss. Cuore di Gesù dell'Ordine dei Frati
Minori, il Fec (Fondo Edifici di Culto), Agape e Arthemisia. La
curatela scientifica è di Costantino d'Orazio e il catalogo è
edito da Moebius.
Si apre con Artemisia un progetto di nuove iniziative nel
sito: ad aprile 2025, nell'anno del Giubileo e
dell'ottocentesimo anniversario del Cantico delle Creature,
verrà inaugurata la prima grande mostra dedicata a Santa Chiara
e a San Francesco.
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