(di Marzia Apice)
ANTONELLA SBUELZ, IL MOVIMENTO DEL
VOLO (Vallecchi Firenze, pp.288, 18 euro). Testarde, pronte
anche a sbagliare pur di non rinunciare alla libertà, padrone
del proprio destino, nonostante tutto. Sono le donne che
Antonella Sbuelz ha eletto a protagoniste nel suo romanzo "Il
movimento del volo", che torna in libreria con Vallecchi. Una
seconda, rinnovata vita per un libro che ha visto la luce nel
2007 pubblicato dall'editore Frassinelli e che ora riappare in
una veste aggiornata in alcune parti, ma sostanzialmente uguale
nella storia: al centro del romanzo le vite di Rachele, Livia,
Anna ed Emma, attorcigliate in una grande saga familiare, che
dalla prima guerra mondiale arriva agli anni di piombo, fino a
toccare il Duemila.
La trama prende il via alla vigilia della rotta di Caporetto,
nel dramma della guerra: poi, per queste donne, una dopo l'altra
nell'avvicendarsi delle generazioni, sarà tutto un susseguirsi
di sfide, battaglie, passioni private e collettive, mentre sullo
sfondo fluiscono i grandi eventi, il fascismo e il delitto
Matteotti, la seconda guerra mondiale e le leggi razziali, la
Resistenza, l'emancipazione femminile e le contestazioni del '68
fino alla lotta armata.
Avvincente, fluido nella scrittura, nonostante i tanti fatti
narrati e i numerosi personaggi, il libro trascina il lettore
dentro la grande Storia del '900, nel racconto appassionato di
queste protagoniste, tutte diverse, tutte fiere e tenaci, anche
nelle loro fragilità. L'idea, spiegata dall'autrice stessa nelle
note poste in apertura e chiusura del libro, è quella di
osservare l'Italia novecentesca dando voce a quattro piccole ma
emblematiche esistenze: nella dialettica tra la memoria
collettiva e il vissuto privato risiede l'anima di questo
romanzo che va ben oltre la saga familiare e l'affresco storico
e che ci spinge a guardarci dentro. "Il movimento del volo" -
nell'intreccio tra generazioni diverse, nel racconto di
ambizioni segrete, paure, soprusi, desideri e scelte a volte
anche sbagliate - afferma con forza il diritto che ognuno di noi
ha di scegliere e determinare la propria strada nel mondo, nel
bene e nel male, dando valore alle tante vite che nessuno ha mai
rivelato, nascoste come sono tra le pieghe della Storia. Nel
romanzo gli uomini ci sono - a volte ostili e ottusi, altre
generosi e amorevoli, crescono, maturano, cambiano accanto alle
protagoniste - ma il punto di vista, come detto, è quello
femminile, nella ferma convinzione che sono state le donne,
scosse dalle tempeste del Secolo Breve, ad aver pagato di più il
prezzo dell'oblio, a esser state cancellate, zittite, vessate,
non considerate in una narrazione troppo spesso condotta al
maschile. E invece eccole Rachele, Livia, Anna ed Emma, spinte
dalla Storia a prendere posizione, a essere pilastri ma anche
canne che possono piegarsi al vento ma non spezzarsi, cardini
della famiglia o cani sciolti, consapevoli nelle tensioni ideali
e negli amori privati, nel sacrificio e anche nelle
contraddizioni, in quella resa sempre rifiutata perché mai
considerata come opzione: sono loro, da un passato che sembra
lontanissimo ma così legato a ciò che siamo oggi, a parlarci di
dignità e coraggio, a raccontarci quanto può essere vitale, e
indispensabile, avere l'ambizione di "volare". Sono loro che ci
spingono ancora a fare domande, a capire, a dubitare, a osare un
po' di più per scegliere e diventare ciò che davvero vogliamo
essere.
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