Preoccupazioni sulla diffusione di contenuti falsi come i deepfake e cautela sull'uso dell'intelligenza artificiale per le notizie. Sono alcune evidenze che emergono dal Digital News Report 2024 dell'Istituto Reuters condotto in 47 paesi, nell'anno in cui sono previsti importanti appuntamenti elettoriali in tutto il mondo e milioni di persone alle urne.
In particolare, sei persone su 10 (il 59%, +3% su anno) sono allarmate dal non riuscire a distinguere online i contenuti affidabili da quelli inaffidabili, soprattutto su piattaforme come TikTok e X, l'ex Twitter. "Entrambe hanno ospitato disinformazione e teorie cospirazioniste sulla guerra a Gaza e sulla salute della principessa del Galles", sottolinea il rapporto che segnala una crescita di preoccupazione per foto generate dall'IA e video deepfake in Regno Unito, Stati Uniti e Messico.
Cautela viene espressa poi dagli intervistati sull'uso dell'intelligenza artificiale generativa per le notizie, soprattutto le 'hard news' come la politica e la guerra. Solo il 23% negli Usa e il 15% in Europa è favorevole alla scrittura di notizie prevalentemente con l'IA e la supervisione umana; più disponibilità a notizie scritte dai giornalisti con un aiuto dell'intelligenza artificiale generativa: favorevole il 42% in Usa e il 33% in Europa. "C'è più apertura nell'uso dell'IA generativa per la copertura di argomenti come lo sport e l'intrattenimento e per attività più di routine e secondarie come la trascrizione e la traduzione, ma non nel sostituire i giornalisti", spiega l'analisi.
Secondo il rapporto, il video sta diventando una fonte sempre più importante per le notizie online, soprattutto tra i più giovani. Il 66% delle persone accede a brevi video di notizie ogni settimana, mentre i formati più lunghi ne attirano circa il 51%. La fruizione avviene sulle piattaforme online (72%) piuttosto che sui siti degli editori (22%), "aumentando le sfide legate alla monetizzazione". Sono alcuni dati contenuti nel Digital News Report 2024 dell'Istituto Reuters.
"I video offrono un'ampia gamma di contenuti, ma molte redazioni tradizionali sono ancora radicate ad una cultura basata sul testo e gli editori sono riluttanti perché i conti non quadrano", dice Nic Newman, uno degli autori del rapporto. La ricerca rileva inoltre che gli utenti di TikTok, Instagram e Snapchat tendono a prestare maggiore attenzione a influencer e celebrities piuttosto che ai giornalisti, mentre su Facebook e X, l'ex Twitter, hanno ancora appeal le testate giornalistiche. In molti paesi, però, si registra un declino per la fruzione delle news sui social tradizionali come Facebook (37%, -4% su anno) e X (10%), che investono più sui creatori di contenuti. YouTube viene usato per la fruizione delle news dal 31%, WhatsApp dal 21% e TikTok dal 13%. I podcast di notizie - conclude il rapporto - attraggono giovani e persone più istruite "ma nel complesso costituiscono un'attività minoritaria". In un paniere di 20 paesi, un terzo (35%) delle persone accede mensilmente ad un podcast.
"Questo ecosistema di piattaforme più complicato, i social tradizionali che non sono più un riferimento e la crescente concorrenza nel catturare l'attenzione dei lettori costringono giornalisti ed editori a lavorare molto più duramente per attirare l'attenzione del pubblico, per non parlare di convincerlo a pagare per le notizie", sottolinea Rasmus Nielsen, direttore dell'Istituto Reuters.
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