(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Se c'è una capitale, nel mondo,
che seguirà le presidenziali americane con la stessa apprensione
di Pechino (anzi, forse persino di più) è Bruxelles. Il ritorno
di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe segnare per l'Unione
Europea uno spartiacque, tanto più che il tycoon questa volta
non avrà freni inibitori potendo ormai esercitare un solo
mandato. I punti di frizione potenziale sono molteplici, dal
sostegno all'Ucraina alle politiche commerciali, dal rapporto
con la Cina al futuro della Nato. Ecco perché nella capitale
dell'Ue si vivrà la notte elettorale col fiato sospeso. "Come
abbiamo detto molte volte, ci stiamo preparando perché il ruolo
dell'Ue è di essere pronta qualunque cosa accada", si è limitato
però a commentare il portavoce della Commissione, senza
esprimere alcuna preferenza.
Tra i leader, invece, c'è chi fa il tifo apertamente ed è
Viktor Orban. E lo fa per Donald Trump. Il ritorno del
repubblicano alla Casa Bianca darebbe certamente più margine di
manovra al premier ungherese e a chi, politicamente, si
riconosce nel trumpismo. A partire dalla Lega di Matteo Salvini
e da una buona fetta dell'ultradestra europea. Nettamente più
prudente la posizione di Giorgia Meloni. E non potrebbe essere
altrimenti: all'orientamento politico vicino al trumpismo
mostrato negli anni non può che fare da contraltare il ruolo da
presidente del Consiglio che attualmente riveste la leader di
Fdi. Da parte sua Orban, presidente di turno dell'Ue, ha persino
posto il veto sulla discussione se allungare o meno le sanzioni
imposte agli asset russi immobilizzati in Europa (come chiesto
dagli Usa) sino a dopo le elezioni, per vedere come girerà il
vento. Orban, infatti, parla di pace, si oppone alla guerra e
però non propone soluzioni dettagliate per chiudere il conflitto
senza una capitolazione da parte di Kiev. Una posizione dunque
molto simile a quella di Trump. Se il candidato repubblicano
dovesse decidere davvero di staccare la spina, c'è ben poco che
l'Europa potrebbe fare. "Non siamo in grado di sostituire gli
americani dal punto di vista degli aiuti militari", spiega senza
mezzi termini una fonte alleata. Con scenari al momento ben poco
prevedibili.
L'altro grande rischio, per l'Ue, è che Trump scateni una
guerra di dazi. "L'Unione Europea è una mini-Cina", ha
dichiarato di recente non lasciando presagire nulla di buono.
Nel mirino potrebbe esserci lo squilibrio della bilancia
commerciale - Germania e Italia sarebbero tra le più colpite -
come mostrato nel corso del suo primo mandato, con i balzelli
imposti non solo a Pechino ma anche agli alleati europei
(sull'acciaio e l'alluminio, per esempio). Dazi che non sono
scomparsi del tutto nemmeno con Joe Biden, cambiando semmai
natura (il sistema delle quote). Nella disputa tra Boeing e
Airbus si è arrivati poi ad una tregua di cinque anni sui dazi
incrociati Usa-Ue ma sul futuro non v'è certezza. Il nodo
cruciale, dunque, è che - al di là di Trump - l'Ue sta
realizzando come all'orizzonte ci siano anni turbolenti,
chiunque vincerà, e che deve darsi una mossa per essere più
indipendente nel mondo di oggi.
"Lo stile sarà senz'altro diverso ma siamo sicuri che nella
sostanza Harris sarebbe molto meglio per l'Europa?", argomentava
recentemente il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.
"A prescindere dall'esito delle elezioni americane proporrò
un'offerta di cooperazione, compreso un rinnovato Consiglio per
il commercio e la tecnologia Ue-Usa, e allo stesso tempo sarò
pronto a difendere i nostri interessi in caso di uno scenario
dirompente", ha sottolineato il commissario europeo designato
per il Commercio internazionale e la Sicurezza economica Maroš
Šefčovič, durante l'audizione di conferma alle commissioni del
Parlamento europeo. La Commissione, d'altra parte, non è rimasta
con le mani in mano. Gli ambasciatori - a quanto si apprende -
due settimane fa sono stati raccolti in piccolo gruppi e gli
sono stati presentati vari scenari, a seconda del candidato
vincitore. "Non c'erano molti dettagli e certamente nessuna
misura concreta che l'Ue potrebbe o vorrebbe adottare", nota una
fonte. "Più che altro si trattava di 'se Harris vince, ecco cosa
ci aspettiamo nel settore dell'energia, se vince Trump, ecco
cosa prevediamo nel commercio' ". Al momento, il massimo
possibile.
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