(di Michele Esposito)
Tariffe sui prodotti americani,
intese a raffica con i Paesi terzi a cominciare da quelli messi
nel mirino da Washington, forte spinta al Made in Europe. Dopo i
giorni dello stupore i vertici Ue hanno cominciato a mettere sul
tavolo una strategia di reazione al possibile attacco
commerciale della nuova amministrazione americana. Da qui alle
prossime settimane, dalle parti del Palazzo Berlaymont, sarà un
pullulare di raccomandazioni, direttive, bussole strategiche.
L'obiettivo è convincere Donald Trump che una 'pax commerciale'
converrebbe a tutti. Poi, a fine marzo i 27 leader faranno il
punto in un vertice in buona parte focalizzato su commercio e
competitività.
Ursula von der Leyen, dopo il palco di Davos, è tornata a
parlare all'Europarlamento. Rispetto a qualche ora prima - nel
frattempo Trump aveva articolato la sua minaccia commerciale -
ha indurito il suo discorso facendo perno su "valori e principi"
dai quali, in un negoziato con gli Usa, la Commissione non
abdicherà. Ha ricordato il lavoro di "milioni di persone", su
entrambi i lati dell'Atlantico, che dipende dal volume degli
scambi tra i due continenti. "Ma oltre ai numeri c'è molto di
più. Amicizie, legami familiari, storia e cultura comuni. Questo
è un aspetto che terremo sempre presente", ha rimarcato.
A balzare all'orecchio, nel suo discorso, sono state però le
35 intese commerciali con Paesi terzi ricordate in Aula. "Solo
negli ultimi due mesi abbiamo concluso partenariati con
Mercosur, Messico e Svizzera e rilanciato i negoziati con la
Malaysia", ha puntualizzato von der Leyen. Poco prima, il
presidente del Consiglio Antonio Costa aveva a sua volta
ricordato i prossimi summit internazionali dell'Ue con India,
Sudafrica, Brasile, Giappone, Asia Centrale. "Con gli Usa
vogliamo una cooperazione positiva e equa", ha ribadito l'ex
premier portoghese in plenaria. Mentre, al World Economic Forum,
il commissario all'Economia Valdis Dombrovskis ha replicato in
maniera ancor più netta a Washington: "Siamo pronti a rispondere
in modo proporzionato se sarà necessario, come abbiamo fatto
durante la prima amministrazione Trump".
Il cosiddetto affaire Airbus, che vide Ue e Usa a lungo allo
scontro, raggiunse il suo apice proprio durante il primo mandato
di Trump. Poi, con l'arrivo di Joe Biden, si aprì un nuovo
capitolo dell'alleanza, che ha visto nel Consiglio Ue-Usa su
Tecnologia e Commercio uno dei suoi cardini. Un format,
quest'ultimo, che potrebbe tornare in discussione. Anche perché,
sul fronte del tech, le cose non vanno meglio. Una fronda di
leader e di partiti sta aumentando il pressing per confezionare
una dura risposta all'attivismo di Elon Musk. A Davos, lo
spagnolo Pedro Sanchez ha parlato di "tecno-miliardari che
vogliono rovesciare la democrazia" preannunciando che al
prossimo vertice Ue proporrà una serie di norme "contro la loro
minaccia", tra cui una trasparenza sugli algoritmi e lo stop
all'anonimato in rete.
Bussola sulla Competitività, piano contro il caro prezzi
dell'energia, Clean Industrial Deal, possibili maglie larghe
agli aiuti di Stato per l'elettrico: sul tavolo della
Commissione la roadmap per il rilancio dell'Ue sta prendendo
forma e avrà la sponda della presidenza di turno polacca. Al suo
esordio in plenaria, Donald Tusk ha vestito i panni del duro,
invitando gli europei a non sentirsi già sconfitti. Con Trump
"l'era delle comodità è finita, ma l'Europa era, è e sarà
grande. Siamo noi a decidere il nostro futuro, non gli Usa o la
Cina", ha scandito Tusk attaccando l'estrema destra. E
guadagnandosi a Strasburgo il soprannome di "Donald europeo".
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