(di Michele Esposito)
A Bruxelles in pochi credevano
che l'onda nera di AfD in Germania fosse così dirompente da
travolgere perfino il più prevedibile dei pronostici, la
vittoria di Friedrich Merz. Eppure, le elezioni tedesche sono
state vissute dai vertici comunitari con un silenzio quasi
assordante, sintomo di un'attesa tutt'altro che serena. A
risultato acquisito a Palazzo Berlaymont si guarda ora al giorno
dopo. E si punta sul ritorno di un governo forte a Berlino, e di
quell'asse franco-tedesco mai così assente come in questi ultimi
anni.
La netta vittoria della Cdu/Csu conferma un dato: il Partito
Popolare Europeo resta l'indiscutibile kingmaker delle politiche
Ue del prossimo futuro. Merz, una volta che sarà ufficializzato
cancelliere, si aggiungerà a una lunga lista di leader europei
di centrodestra. Con conseguenze che diventeranno presto
evidenti su dossier come le politiche migratorie o sulla brusca
frenata al Green Deal. Su questi temi, il potere negoziale dei
socialisti, senza più Olaf Scholz a capo della Germania, è
destinato quindi a ridursi sensibilmente, con l'Spd che sta
valutando se entrare nella coalizione di governo. L'arrivo di
Merz aumenta invece un trend che, all'interno dei palazzi
comunitari, viene descritto come crescente: è il Ppe,
innanzitutto, a tenere le redini dell'azione dell'Ue. Non è
detto, tuttavia, che ciò si traduca in una crescita di potere di
Ursula von der Leyen e del suo cerchio magico. Anzi, uno dei
principali rebus legati all'arrivo del nuovo cancelliere è
quello del rapporto con Von der Leyen, che nella Cdu era
vicinissima alla principale avversaria di Merz: Angela Merkel.
Tutto da vedere sarà anche il rapporto tra il leader della
Cdu ed Emmanuel Macron. Tra i due ci sono diversi potenziali
punti di attrito. Il rapporto con gli Usa di Donald Trump,
innanzitutto. Con il francese mai come ora deciso nella corsa al
Made in Europe e Merz che, come si evince già dalla sua
biografia, ha avuto lunghi e profondi rapporti con l'altra
sponda dell'Oceano. Non a caso, nonostante il tifo di Elon Musk
per l'AfD, il presidente americano ha subito commentato i
risultati tedeschi come "una grande giornata per la Germania e
per gli Usa". Tra Merz e Macron, c'è poi il discorso della
flessibilità al bilancio e dell'ipotesi di fare nuovo debito
comune sulla difesa, caldeggiata da Parigi. La storia di Merz è
quella di un leader strettamente legato alla tradizione della
"frugalità" sui conti interpretata dall'ex ministro delle
Finanze Wolfgang Schauble. Ma il contesto geopolitico chiede
altro. E sulla difesa anche Merz potrebbe acconsentire ad
allargare le maglie, sfruttando la clausola di salvaguardia
annunciata da Von der Leyen che avvantaggia innanzitutto chi ha
maggior spazio fiscale.
Difficilmente il primo palco europeo per Merz sarà il vertice
Ue straordinario del 6 marzo. I tempi potrebbero essere troppo
stretti. Per Bruxelles, tuttavia, la cosa più importante è che
all'indomani delle nuove elezioni la Germania acquisisca più
stabilità senza perdere la stella polare dell'europeismo. Il
risultato di AfD non andrà sottovalutato. Ma un'eventuale
coalizione tra Cdu/Csu e Spd potrebbe avere anche effetti sulle
dinamiche all'Eurocamera, assottigliando le tentazioni del
leader del Ppe, Manfred Weber, di fare asse con le destre e con
i populisti escludendo i Socialisti dalla maggioranza.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA