BRUXELLES - Abruzzo, Bolzano, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Puglia, Sardegna e Valle d'Aosta. Ci sono anche otto italiane tra le 111 regioni dell'Unione europea che la scorsa settimana hanno sollevato in una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, le loro preoccupazioni sul futuro della Politica di coesione dell'Ue.
"In un momento in cui la sfiducia dei cittadini nei confronti dell'Europa potrebbe esprimersi con forza alle urne, dobbiamo rafforzare le politiche più visibili nei territori e la politica di coesione è certamente una di queste", si legge nella lettera delle regioni provenienti da 15 Stati membri dell'Ue, indirizzata anche alla commissaria responsabile della Coesione, Elisa Ferreira, a quello per il Lavoro, Nicolas Schmit, e per il Bilancio, Johannes Hahn. Non ignorando la necessità di farla "evolvere", i firmatari esortano a mantenere una politica di coesione "disponibile per tutte le regioni" assegnando ai territori "un ruolo primario nel processo di programmazione e attuazione, attraverso la gestione condivisa e la governance multilivello".
In contrasto, dunque, con un "approccio centralizzato" simile a quello del Recovery Fund che "non lo consente". Essenziale poi "un bilancio che corrisponda all'approccio di investimento a lungo termine della politica di coesione", oltre che un dialogo rafforzato tra la Commissione europea e le regioni europee per migliorare l'attuazione della politica post 2027. In questo senso, propongono la nomina di un nuovo vice presidente della Commissione "responsabile della coesione economica, sociale e territoriale".
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