Non soltanto consolidamenti aziendali e fair share. Il mercato unico delle tlc - e gli obiettivi del Decennio digitale - passano anche per lo spegnimento del rame in favore della fibra. Parola di Bruxelles. Nel White Paper sul futuro del settore svelato il 21 febbraio lo scenario è tra i principali delineati. E gli obiettivi sono indicati in una road map ad hoc: lo switch-off dovrebbe compiersi per l’80% degli abbonati nell’Ue entro il 2028 e il restante 20% entro il 2030. Scadenze necessarie a inviare "un segnale forte agli investitori che esiste un percorso chiaro verso un ritorno sull’investimento nella fibra".
"Questo Libro bianco identifica varie soluzioni politiche" per il futuro del settore, "ad esempio, accelerare lo switch-off del rame verso le reti in fibra", ha scandito dal podio della sala stampa della Commissione europea la vicepresidente Margrethe Vestager, evidenziando come il passaggio alla fibra, "oltre ad essere più sostenibile, significherebbe anche l’utilizzo della stessa tecnologia in tutta Europa". Offrendo così un ulteriore incentivo agli operatori per scalare le loro attività su tutti i mercati continentali e dando nuove opportunità di connessione ai cittadini europei. Parole avvalorate dai passaggi inseriti nel documento di una quarantina di pagine dal titolo emblematico 'How to master Europe's digital infrastructure needs?'. “La migrazione dalle reti di rame esistenti alle nuove reti in fibra implementate è un processo chiave per facilitare la transizione verso il nuovo ecosistema di connettività e contribuisce agli obiettivi verdi dell’Ue", si legge nel paper in cui si evidenzia che la dismissione del rame è in grado di promuovere "l’adozione dei nuovi servizi e quindi a contribuire ad aumentare il ritorno sull’investimento in fibra" nonché “a supportare il raggiungimento dell’obiettivo del Decennio Digitale, secondo cui, entro il 2030, tutti gli utenti finali devono essere coperti da una rete gigabit fino al punto di terminazione della rete”.
Un processo che tuttavia, non manca di notare Bruxelles, al momento "varia considerevolmente all’interno dell’Ue". Alla fine del 2023 gli operatori leader di linea fissa avevano annunciato piani per disattivare la propria rete in rame in 16 Paesi membri, tra i quali l'Italia - dove, nei dati diffusi dall'ultimo Digital economy and society index (Desi) della Commissione europea, le reti in fibra necessarie a dare connettività gigabit sono in forte crescita grazie anche alla dinamica competitiva di Open Fiber, ma il take-up è ancora lontano dalla media europea -, mentre "la dismissione vera e propria è già iniziata in 10 Paesi (Belgio, Estonia, Spagna, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Svezia e Slovenia), e anche in questo caso "i progressi variano in modo significativo".
Il percorso di spegnimento delle linee tradizionali richiede, nelle raccomandazioni Ue, "misure prevedibili ed equilibrate per evitare che la migrazione inverta i guadagni competitivi, compresa la realizzazione di infrastrutture competitive, nell’ambito dell’attuale regime normativo". Con un occhio di riguardo anche alle "esigenze degli utenti finali, in particolare dei gruppi vulnerabili e degli utenti finali con disabilità". Il passaggio richiede dunque "un attento monitoraggio". Alle autorità nazionali il compito di garantire che la progettazione del processo di dismissione da parte dell’operatore con potere di mercato significativo, in su tempi e agenda, "non consenta un comportamento strategico che rischierebbe di indebolire la concorrenza".
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