Commercio illegale di legname, esaurimento delle risorse idriche, inquinamento provocato dalle navi, e ancora gravi violazioni del diritto Ue in materia di sostanze chimiche: sono alcuni dei nuovi reati introdotti con la direttiva approvata in via definitiva dal Parlamento europeo e volta a contrastare la criminalità ambientale, quarta attività criminale nel mondo e una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata insieme al traffico di droga e armi e alla tratta di esseri umani.
La direttiva, adottata con 499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni, include anche i cosiddetti "reati qualificati", vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio. I reati ambientali saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno, fino a 10 anni. Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e ripristinare l'ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l'importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro.
Gli Stati membri potranno decidere se perseguire i reati commessi al di fuori del loro territorio. "È giunto il momento che la lotta alla criminalità transfrontaliera assuma una dimensione europea, con sanzioni armonizzate e dissuasive che impediscano nuovi reati ambientali. Con questo accordo, chi inquina paga", ha commentato il relatore per il Parlamento europeo, Antonius Manders (Ppe). La direttiva, in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Ue, dovrà essere recepita entro due anni dagli Stati membri.
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