La direttiva case green arriva al traguardo finale. La chiamata decisiva è fissata martedì 12 marzo alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, quando gli eurodeputati dovranno confermare l'intesa politica raggiunta con i Paesi Ue a dicembre a poco più di tre anni dalla proposta della Commissione targata Ursula von der Leyen volta a rendere il parco immobiliare del continente a emissioni zero entro il 2050. Per l'irlandese dei Verdi Ciaran Cuffe, alla testa della squadra negoziale dell'Eurocamera sul dossier, non ci saranno sorprese sul voto: l'accordo - con vincoli più soft rispetto alle richieste iniziali di Bruxelles - "sarà sostenuto da Popolari, Socialisti, Sinistra, Liberali e Verdi". E, pertanto, confida ai giornalisti, c'è "fiducia sul sostegno dell'Aula a larga maggioranza" e sulla prossima entrata in vigore della direttiva. Anche se il passaggio non sarà formalmente l'ultimo: per chiudere l'iter, l'accordo dovrà essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni dopo. I Ventisette avranno poi due anni di tempo per adeguarsi, un arco di tempo in cui tutte le capitali, compresa Roma, dovranno presentare all'Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi.
Secondo l'intesa, a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028. Abbandonata l'idea di classi energetiche armonizzate, i co-legislatori europei hanno deciso che almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell'obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente.
La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione degli edifici, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all'anno in più rispetto alle risorse attuali. L'obbligo di installare i pannelli solari riguarderà solo i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Gli Stati avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 dovranno porre fine a tutti i sussidi per le caldaie autonome.
Mentre a Strasburgo si attende l'esito del voto, da Bruxelles è arrivato il via libera a un regime di aiuti di Stato dell'Italia da 1,1 miliardi di euro, in parte finanziata dal Pnrr, per le aziende che producono batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, strumenti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, nonché componenti e materie prime critiche necessarie alla fabbricazione delle attrezzature. Una misura che potrà contribuire anche sulla strada di un parco immobiliare a emissioni zero.
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