L’Unione europea rischia di arrivare alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, la Cop16, "a mani vuote", ovvero, senza una legge sulla natura. I ministri dell'ambiente avrebbero dovuto convalidare il 25 marzo al Consiglio Ue l’accordo raggiunto con l’Eurocamera sulla prima, innovativa, legge Ue sul ripristino della natura, ma il dietrofront dell'Ungheria ha cambiato gli equilibri (già precari) in Consiglio, rendendo impossibile raggiungere la maggioranza qualificata e spingendo la presidenza belga dell’Ue a rimuovere il punto dall’agenda. L’astensione ungherese si aggiunge a quella di Austria, Finlandia, Polonia, Belgio e al ‘no’ di Italia, Svezia e Paesi Bassi.
Il voto è slittato a data da destinarsi, ma la presidenza belga ha approfittato della riunione dei ministri per un giro di tavolo con la Commissione europea che si è detta profondamente "rammaricata” di non poter finalizzare l'accordo provvisorio. Ne va della ‘credibilità’ dell’Ue tanto sul piano internazionale quanto sul piano interno e decisionale, a detta del commissario europeo all'ambiente, Virginijus Sinkevičius. "E' molto strano che 100 giorni prima delle elezioni, improvvisamente, vengano sollevati problemi in una legislazione che stiamo discutendo da due anni e mezzo”, ha evidenziato. Sul piano esterno, lo stallo è un segnale "negativo" soprattutto in vista della prossima Cop16, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà dal 21 ottobre al 1° novembre in Colombia. Avanzata a giugno 2022, la proposta di legge è uno dei pilastri chiave della Strategia europea per la biodiversità e deve allineare l’Unione europea agli impegni internazionali assunti con l’accordo di Kunming-Montreal sulla biodiversità.
Per Bruxelles - così come per le altre capitali favorevoli alla norma come la Spagna e la Germania - lo stallo su un accordo già raggiunto solleva anche tanti interrogativi sulla coerenza e la stabilità del processo decisionale dell'Ue, dal momento che il dossier viene bloccato dopo un accordo già raggiunto con l'Eurocamera. “Sembra che stia diventando una cosa normale: non è accettabile tirarsi indietro all’ultimo momento", ha ammonito la ministra spagnola per la Transizione ecologica, Teresa Ribera.
L’Ungheria - che aveva inizialmente sostenuto l’intesa - ha spiegato nel corso della riunione di aver cambiato idea perché l’accordo non garantisce la “flessibilità necessaria agli Stati membri. Il mandato del Consiglio era già fragile a giugno, non possiamo ignorarlo”, ha dichiarato il ministro dell'Ambiente di Budapest, Anikó Raisz. L’unico modo per sbloccare lo stallo è che uno dei Paesi contrari o astenuti cambi idea, consentendo alla presidenza di turno di riportare il dossier in agenda. Anche se, con la legislatura agli sgoccioli, non è da escludere che la conferma della legge passi direttamente in mano alla prossima legislatura.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA