Nessun passo indietro sul Green Deal in vista delle elezioni, o, almeno, nessun passo indietro sugli obiettivi di decarbonizzare i trasporti. “Non stiamo cambiando approccio, stiamo lavorando su tutte e tre le proposte” per ridurre le emissioni per navi e aerei e per costruire la rete di carburanti alternativi “perché tutte e tre sono state fatte con un orizzonte temporale a medio e lungo termine”, assicura in una intervista all’ANSA la direttrice generale della Direzione generale Trasporti della Commissione Ue, Magda Kopczynska, rispondendo a una domanda sulla potenziale revisione del Green Deal in vista delle elezioni.
L'occasione è stata quella dei Connecting Europe Days, le Giornate europee della connettività organizzate insieme alla presidenza belga dell’Ue per fare il punto sui piani di Bruxelles per la mobilità sostenibile e sui nove nuovi corridoi della rete transeuropea dei trasporti (Ten-t), su cui i co-legislatori hanno raggiunto un accordo a dicembre e che per la prima volta si estenderanno anche ai paesi terzi: Ucraina, Moldova e Balcani occidentali. Circa 71 i miliardi di euro di investimenti finora mobilitati per le infrastrutture che collegano il continente da nord a sud, da est a ovest. Di questi, il 75% speso per la mobilità su ferro, ovvero i treni, che sono più green.
Sulle due iniziative 'faro' del pacchetto sul clima 'Fit for 55' per i carburanti per le navi e gli aerei - ReFuelEU Aviation e FuelEU Maritime - “prevedono una clausola di revisione” nei prossimi anni. “Quindi verificheremo con attenzione cosa succede una volta che queste proposte saranno state attuate e poi potremmo decidere di modificarle, ma anche di renderle più ambiziose, piuttosto che meno ambiziose”, ha sottolineato. Parlando poi della prossima legislatura che si aprirà dopo le elezioni di giugno, Kopczynska evidenzia che le “questioni legate alla sicurezza e alla resilienza della competitività dell'economia europea saranno presenti” nel programma di lavoro “e non credo che il Green Deal scomparirà”. Anche perché, conclude, “quando abbiamo presentato le nostre proposte relative alla decarbonizzazione dei trasporti, abbiamo chiarito alle aziende che vogliamo offrire loro prevedibilità e stabilità in termini di dove vogliamo andare”. E “se due o tre anni fa abbiamo detto loro” di investire, "ora non si può tornare indietro".
Nel frattempo, l'esecutivo europeo non esclude di dover ripensare il modo di costruire le infrastrutture dei trasporti dell'Ue, per adattarle ai fini militari. "Abbiamo iniziato a pensare alle possibili esigenze di mobilità militare già nel 2014” dopo la prima invasione russa della Crimea", spiega la direttrice. In sostanza, Bruxelles chiede agli Stati membri di verificare se le infrastrutture di cui dispongono siano adatte nel caso in cui diventino necessarie per i movimenti di attrezzature militari, come ponti più resistenti per i carri armati. La Commissione europea ha già proposto di inserire la mobilità militare come parte dello strumento di finanziamento per collegare l’Europa (la Connecting Europe Facility’) per l'attuale prospettiva finanziaria, quindi prima dell’invasione dell’Ucraina. “Non avevamo idea che quella parte di infrastruttura sarebbe stata utilizzata per lo spostamento di attrezzature militari così presto”, ha sottolineato la direttrice generale. Quanto ai finanziamenti, la Commissione aveva chiesto per l’attuale esercizio finanziario 6 miliardi di euro, ma ne ha visti arrivare solo 1,7 miliardi in questa direzione. Considerate le attuali tensioni geopolitiche, Kopczynska si è detta convinta che “la sicurezza - non solo quella militare, ma anche quella economica e climatica - sia sicuramente un aspetto che gli Stati membri vorranno vedere riflesso nel prossimo bilancio” post 2027.
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