Da Bruxelles a Washington, il fronte occidentale per arginare la sprezzante avanzata economica di Pechino si fa sempre più unito. L'annuncio di Margrethe Vestager è arrivato il 9 aprile dall'università di Princeton: dopo i dazi sui pannelli solari e l'istruttoria sulle auto elettriche ad alimentare lo spettro di una prossima guerra commerciale, l'Europa ha avviato una nuova indagine mettendo nel mirino i maxi-sussidi cinesi elargiti ai produttori di turbine eoliche. La politica del Dragone, contrassegnata anche dal pesante dumping attuato con una marea di esportazioni, è la dura critica della vicepresidente della Commissione europea, "mette a repentaglio la sicurezza economica" continentale. Accuse sulla falsariga di quelle recapitate a Pechino dalla segretaria al Tesoro americana Janet Yellen nei giorni scorsi, respinte a stretto giro dai vertici cinesi. E che sono destinate a fare da sfondo anche all'imminente viaggio del cancelliere tedesco Olaf Scholz in terra cinese.
Il ruolo della Cina come partner è sempre più offuscato dalla sua dimensione di "concorrente economico e rivale sistemico", ha scandito Vestager dal palco della prestigiosa università americana, quasi a raccogliere l'invito arrivato nei giorni scorsi da Parigi a "mostrare i denti" all'avversaria in campo industriale. La strategia del Dragone fatta di maxi-sussidi statali ed export a prezzi stracciati, è la constatazione, è ormai "attuata in tutte le aree delle tecnologie pulite, dei microchip più avanzati e oltre": una tendenza che le economie occidentali "non possono assorbire". Il rischio che l'eolico diventi appannaggio cinese come accaduto già con i pannelli solari - tanto che "meno del 3% di quelli installati in Europa è prodotto tra i suoi confini" - è troppo alto. Per questo l'indagine avviata guarderà con attenzione ai sussidi ricevuti dalle aziende cinesi di turbine destinate ai parchi eolici in Spagna, Grecia, Francia, Romania e Bulgaria.
Attrarre investimenti esteri, acquisire tecnologia "non sempre in modo corretto", concedere "massicci sussidi" alle sue imprese chiudendo a quelle straniere, sviluppare una sovraccapacità e riversarla sul resto del mondo a cifre assai più basse di quelle di mercato: il copione di Pechino per rispondere alla debole domanda interna, riemergere dalla recessione ed esercitare la sua egemonia è, nelle parole di Vestager, sempre lo stesso. Davanti all'export cinese di tecnologia green aumentato vertiginosamente negli ultimi mesi e agli appelli di diversi settori - automotive compreso - che affermano di non poter competere, ha ammonito Vestager, continuare a giocare ad "acchiappa la talpa" agendo "caso per caso" non è la via più giusta. L'indagine Ue sui maxi-sussidi ai produttori di auto elettriche avviata nell'ottobre del 2023 dovrebbe concludersi a luglio e Bruxelles, ha assicurato la vicepresidente, "è pronta a imporre rimedi" adottando nuovi dazi. Ma per il futuro servirà "qualcosa di più: un approccio sistematico" nei confronti dei comportamenti scorretti di Pechino. Una lezione da apprendere per Europa e Stati Uniti, ha incalzato Vestager rendendo omaggio a Robert Oppenheimer nella sua Princeton, ispirandosi alle parole dell'inventore della bomba atomica: "Questa non è una nuova arma, è un nuovo mondo". Nel quale il potere passerà da alcune tecnologie che, come aveva intuito il fisico statunitense, "non si limitano ad aggiungere qualcosa al mondo, ma lo cambiano completamente".
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