L'Unione europea dovrebbe ritirarsi in maniera coordinata dal trattato sulla Carta dell'energia, l'accordo internazionale risalente al 1994 e criticato da molte capitali Ue per la tutela che offre agli investimenti nei combustibili fossili. Gli eurodeputati delle commissioni Industria, ricerca ed energia (Itre) e commercio internazionale (Inta) dell’Europarlamento hanno sostenuto il 9 aprile con 58 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astensioni una raccomandazione alla Commissione europea per chiedere l’uscita coordinata dal trattato internazionale.
La Carta è stata firmata il 17 dicembre 1994 ed entrata in vigore nel 1998, per disciplinare il commercio e gli investimenti nel settore energetico ma è diventata presto una questione controversa a causa dello spazio che ancora garantisce ai combustibili non puliti. Il trattato è rimasto sostanzialmente invariato dagli anni '90 e vari Paesi dell'Ue - tra cui Francia, Germania e Paesi Bassi - hanno già deciso di ritirarvisi in maniera unilaterale, mentre l'Ue è ancora alla ricerca di un approccio coordinato. L'Italia non ne fa parte.
La Commissione europea sta lavorando a un ritiro "coordinato e ordinato” da parte dell'Ue. Se la raccomandazione degli eurodeputati sarà convalidata dall'intera Eurocamera durante la sessione plenaria del 22 e 25 aprile a Strasburgo, allora il Consiglio Ue potrà adottare la decisione a maggioranza qualificata (che si ottiene quando almeno 15 Stati membri su 27 che rappresentano il 65% della popolazione votano a favore).
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