"Molto più di un mercato unico". Anche per le telecomunicazioni. Nel D-Day della presentazione del suo rapporto sul futuro del mercato continentale, l'ex premier Enrico Letta ha sferzato i leader Ue anche in vista dello sviluppo delle tlc, uno dei settori in cui "la persistente frammentazione ostacola la portata e la crescita degli operatori paneuropei, limitando la loro capacità di investire, innovare e competere con le loro controparti globali".
"Non c'è tempo da perdere, il gap tra Ue e Usa sta diventando sempre più ampio. Si apre la possibilità di rafforzare il mercato unico per eliminare la frammentazione a partire dai tre" temi rimasti indietro: "l'energia, le telecomunicazioni e i mercati finanziari: la proposta principale è di integrarli", ha esortato il presidente dell'istituto Jacques Delors durante un punto stampa con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, prima di arrivare al tavolo di confronto con i capi di Stato e di governo dei Ventisette.
"C’è ancora molta strada da fare per raggiungere in modo coerente gli obiettivi digitali del 2030" e "affrontare adeguatamente le esigenze di connettività a causa delle differenze significative tra gli Stati membri e del notevole divario di investimenti. Permangono importanti disparità tra i vari Paesi membri in termini di investimenti, organizzazione, sviluppo industriale e dei mercati, nonché in termini di copertura territoriale della banda ultralarga", si legge nel report redatto in meno di otto mesi durante i quali il presidente dell'istituto Jacques Delors ha avuto 400 incontri in 65 città europee, incontrando governi, aziende, gruppi politici.
La portata della disparità con Washington e Pechino nel mercato delle tlc "è notevole: un operatore europeo medio serve solo 5 milioni di abbonati rispetto ai 107 milioni degli Stati Uniti e all’incredibile cifra di 467 milioni in Cina". Non solo, un confronto con le controparti globali in termini di investimenti nelle telecomunicazioni - è l'ammonimento - "mostra livelli pro capite corretti per il Pil di 104 euro in Europa nel 2021 rispetto a 260 euro in Giappone, 150 euro negli Stati Uniti e 110 euro in Cina". E "il persistente calo dei ricavi caratterizza le tendenze a lungo termine, con solo lievi miglioramenti osservati nei servizi di rete fissa in mercati nazionali limitati".
Davanti a questo scenario, "la sostenibilità economica dell’intero settore" delle tlc Ue "è a rischio se non verranno intraprese azioni immediate", ha avvertito Letta. Tra le proposte individuate, la capacità di sfruttare le economie di scale e non ostacolare il consolidamento degli operatori paneuropei sul mercato in campo antitrust, un invito lanciato anche dall'ex premier Mario Draghi, impegnato in queste settimane a redigere un rapporto sulla competitività come parte di un lavoro complementare a quello portato a compimento da Letta per rilanciare l'Europa. Tra le linee guida anche garantire convergenza nelle politiche sullo spettro - riguardanti le frequenze utilizzate per i servizi Tlc mobili e fisso-mobile tra cui 5G e fibra - e nelle norme sui livelli di emissioni elettromagnetiche.
Il presidente dell'istituto Jacques Delors si è soffermato poi sull’evoluzione dei mercati digitali globali e il rapporto sbilanciato tra Tlc e Big Tech che hanno assunto "il ruolo di gatekeeper nell’accesso ai servizi online e quindi di driver della domanda". Una questione che l'Europa ha iniziato ad affrontare con la sua nuova regolamentazione gemella Digital Services Act (Dsa) e Digital Markets Act (Dma). Un primo passo considerato importante da Letta, al pari del Libro bianco presentato a febbraio dalla Commissione europea, nel quale viene considerata anche l'ipotesi di far pagare un 'fair share' alle Big Tech per l'uso delle reti nel continente.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA