Risorse, competenze e sicurezza sulle radiazioni. Non solo mini reattori modulari e fissione, per l'Unione europea è arrivato il "momento giusto" per iniziare a discutere di una strategia in materia di fusione nucleare. "Si tratta di una nuova fonte di energia priva di carbonio, con il potenziale per diventare una parte potente del futuro mix energetico europeo", ha scandito da Strasburgo la commissaria Ue per l'Energia, Kadri Simson, aprendo il 23 aprile l'incontro tra esperti dedicato all'energia da fusione. L'Europa, è stata la convinzione espressa, può avere un "ruolo di leader".
Un piano a cui guardano con attenzione anche i Paesi membri, a partire dalla Francia per arrivare all'Italia. Caduto ormai ogni tabù sul cosiddetto nucleare di 'quarta generazione' dei mini reattori modulari, Bruxelles guarda all'energia pulita prodotta tramite fusione, che in sostanza replica il processo che alimenta il sole e le stelle sfruttando l'energia rilasciata quando due atomi si uniscono. Al contrario della fissione - in cui gli atomi vengono 'spezzati' e con cui già vengono alimentare le centrali - il processo di fusione è difficile da replicare in maniera artificiale e la ricerca va finanziata. Servirà allora uno "stretto dialogo con le autorità di regolamentazione per garantire un elevato livello di sicurezza degli impianti di fusione e per rendere il contesto normativo più prevedibile per sviluppatori e operatori", ha sottolineato la commissaria, delineando i pilastri della futura strategia che arriverà sul tavolo della prossima Commissione europea. Il focus è anche sulle competenze nel settore e sulle risorse, in particolare quelle private.
Parola d'ordine sarà la cooperazione internazionale: l'Ue già fa parte con Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Usa del progetto Iter - tra i più ambiziosi al mondo - per il quale ha stanziato 5,61 miliardi di euro fino al 2027 per dimostrare la "fattibilità scientifica e tecnologica" della fusione come futura fonte di energia. Il passo successivo sarà modellare una centrale elettrica a fusione e produrre elettricità. Non solo Bruxelles, anche diverse capitali tra i Ventisette stanno manifestando interesse a sviluppare i propri impianti. "Dalla fusione può arrivare un grande contribuito alla decarbonizzazione, è una tecnologia cruciale", ha evidenziato Edoardo Fiorenti, responsabile dello sviluppo di iniziative per la fusione magnetica di Eni, che ha iniziato a investire in questa direzione nel 2018. Il rinato interesse per l'atomo di ultima generazione da parte dell'Italia è stato ribadito anche dal vicepremier Antonio Tajani. "Stiamo facendo molto anche per il nucleare, che rappresenta una energia pulita. Anche qui serve ricerca per combattere il cambiamento climatico", ha detto il ministro degli Esteri intervenendo alla Conferenza degli addetti scientifici e spaziali e degli esperti agricoli 2024 a Torino. A fargli eco anche il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, secondo cui il "nucleare più moderno è un mezzo per produrre energia tutelando anche la biodiversità dell'Italia".
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