Anche l’Italia entra a far parte dell’Alleanza industriale sui mini reattori nucleari. Il governo di Roma rompe gli indugi e ha annunciato il 28 aprile l’ingresso nell'iniziativa promossa da Bruxelles a margine del G7 Ambiente, Clima ed Energia che si è tenuto questa settimana a Torino, sotto presidenza italiana. L’obiettivo è quello di arrivare al 2030 con il primo reattore modulare di produzione europea.
“Abbiamo deciso di aderire come ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica all’Alleanza Industriale Europea sui mini reattori per confermare il sostegno del sistema Paese e dare un segnale concreto di interesse allo sviluppo di nuove tecnologie all’avanguardia sui piccoli reattori modulari, che possono dare un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo al convegno “Il ruolo del nucleare nella transizione energetica” a margine del G7.
L'Alleanza industriale è stata lanciata a febbraio scorso dalla Commissione europea insieme alla raccomandazione sul target climatico intermedio al 2040, sottolineando il potenziale dell'energia dell'atomo tra le tecnologie a basso contenuto di carbonio che possono aiutare l’Ue a tagliare le emissioni. L'iniziativa mette allo stesso tavolo governi, operatori del settore e parti interessate che cercano di accelerare lo sviluppo del settore, prendendo atto di un crescente interesse di diversi Stati membri per le tecnologie nucleari. Come sottolineato dal ministro, l'Italia già di fatto aveva una consistente partecipazione all'Alleanza in "termini numerici" e "di competenze in ambito di ricerca e sviluppo". Ora vi aderisce anche politicamente.
Dopo l'avvio formale, tra maggio e giugno sarà organizzata la prima riunione dell’Assemblea generale, con l'idea di arrivare a elaborare nel primo trimestre del 2025 un Piano d’azione strategico per realizzare dieci obiettivi, tra cui “mappare e monitorare regolarmente la catena di approvvigionamento europea”, oltre che identificare le “future esigenze di ricerca, innovazione, qualificazione” e “facilitare la creazione di un’Accademia delle competenze nucleari e identificare le competenze future e le esigenze di sviluppo delle competenze”.
I piccoli reattori modulari sono reattori nucleari più piccoli sia in termini di potenza sia di dimensioni fisiche, rispetto alle centrali tradizionali su scala gigawatt, con una potenza compresa tra 10 e 300 MegaWatt. Si basano su tecnologie esistenti e sono progettati per essere costruiti in fabbrica in forma modulare standard e il loro vantaggio principale è che possono essere assemblati in fabbrica e poi spediti e installati sul posto, quindi anche in aree remote con capacità di rete limitata o in aree in cui l’uso di grandi centrali nucleari tradizionali non è possibile.
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