Dall'Irlanda alla Germania e alla Francia. Poi ancora Spagna, Repubblica ceca, Lussemburgo, Lituania, Estonia, Danimarca, Slovenia e Cipro. Sono undici gli Stati membri dell'Ue che, in una lettera indirizzata alla presidenza belga dell'Ue e gli altri Stati membri, hanno chiesto il 13 maggio di sbloccare l'impasse politica sulla legge sul ripristino della natura al prossimo Consiglio Ambiente del 17 giugno a Lussemburgo. Un ultimo, estremo, tentativo per salvare la Legge diventata simbolo del Green Deal.
"La continua assenza di una maggioranza qualificata per l'accordo provvisorio, accuratamente negoziato, è molto preoccupante: un simile passo indietro su compromessi precedentemente concordati, frutto di lunghi mesi di negoziati, mette a rischio le nostre istituzioni democratiche e mette in discussione il processo decisionale dell'Ue", si legge nel documento promosso dall'Irlanda, in cui gli undici ministri dell'ambiente firmatari incalzano ad "agire con urgenza e decisione per concludere il processo politico" sul regolamento.
L'accordo raggiunto a novembre con l'Eurocamera è bloccato in Consiglio Ue da mesi ormai dall'assenza di una maggioranza qualificata per convalidarlo: Svezia, Italia e Paesi Bassi avrebbero espresso l'intenzione di votare contro la legge mentre Finlandia, Polonia, Belgio e - cambiando idea all'ultimo - Ungheria, di astenersi (che ai fini della maggioranza qualificata vale come un 'no'). Per raggiungere la maggioranza qualificata è necessario che 15 Paesi su 27 che rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell'Ue votino a favore.
Essendo un accordo già confermato, la presidenza di turno non può presentare emendamenti al testo, come ha fatto in passato per altri dossier (come le norme sulla due diligence delle imprese). Questo significa che, con la legislatura agli sgoccioli, non è da escludere che la conferma della legge passi direttamente in mano alla prossima legislatura se al Consiglio Ue di giugno non si riuscirà a trovare la quadra. A detta dei ministri firmatari e anche della Commissione europea, un fallimento sulla legge porterebbe ad avere conseguenze anche sul piano della credibilità dell'Unione europea sul piano internazionale, lanciando un "negativo" soprattutto in vista della prossima Cop16, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà dal 21 ottobre al 1° novembre in Colombia.
Avanzata a giugno 2022, la proposta di legge è uno dei pilastri chiave della Strategia europea per la biodiversità e deve allineare l’Unione europea agli impegni internazionali assunti con l’accordo di Kunming-Montreal sulla biodiversità. Nei fatti è sufficiente che uno dei Paesi in questione cambi idea per spostare gli equilibri in seno al Consiglio e convalidare l'accordo prima della fine della legislatura. La legge stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in determinati ecosistemi, dai terreni agricoli e foreste agli ecosistemi marini, d'acqua dolce e urbani. Nei mesi scorsi è stata a lungo contestata sia dall'Eurocamera sia dagli Stati membri che oggi vi si oppongono, complici anche le proteste degli agricoltori in tutta Europa.
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