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La legge sul ripristino della natura appesa a un filo

La legge sul ripristino della natura appesa a un filo

Ancora nessuna maggioranza qualificata, l'accordo in discussione al Consiglio Ambiente

14 giugno 2024, 22:51

Redazione ANSA

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L 'Ue spaccata sul ripristino della natura. La divisiva legge al Consiglio Ambiente - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'Ue spaccata sul ripristino della natura. La divisiva legge al Consiglio Ambiente - RIPRODUZIONE RISERVATA

La legge sul ripristino della natura continua a dividere l'Ue Non c'è ancora una maggioranza qualificata di Paesi disposta ad approvarla e il varo del tassello del Green Deal focalizzato sulla biodiversità rischia quindi di slittare.

L'accordo già raggiunto con l'Eurocamera sul regolamento sarà lunedì sul tavolo del Consiglio ambiente Ue che si terrà a Lussemburgo per una discussione a livello politico che lascerà alla presidenza belga dell'Ue il compito di testare gli umori e decidere se rimettere la questione al voto dei ventisette ministri. "Il voto è sempre possibile", sintetizza un diplomatico alla vigilia della riunione, precisando però che l'intenzione primaria della presidenza belga dell'Ue è quella di non rischiare una bocciatura avendo constatato alla riunione degli ambasciatori Ue che non ci sono i numeri per approvarla. Ad oggi, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia si dichiarano contrari all'adozione del regolamento, mentre Austria, Belgio e Polonia hanno intenzione di astenersi (che, ai fini del raggiungimento della maggioranza qualificata equivale a dire di 'no') . Se non sarà la presidenza a decidere di mettere il testo al voto, la richiesta potrebbe essere avanzata dalla maggioranza semplice dei ministri, ma non è detto che questo scenario si verifica. 

La proposta di regolamento è arrivata alle capitali a giugno 2022 come pilastro della Strategia per la biodiversità, introducendo una tabella di marcia per il ripristino delle aree naturali già degradate: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Tra i timori per la sicurezza alimentare dettati dalla guerra in Ucraina e le ripetute proteste degli agricoltori, la proposta è stata per mesi bersaglio politico da parte del centrodestra all'Eurocamera e da vari Stati membri che oggi ne bloccano l'approvazione in seno al Consiglio. Per andare incontro a queste preoccupazioni l'accordo finale prevede di fatto un ‘freno di emergenza’, fissando al 2033 la data per la Commissione per rivedere e valutare l’applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori agricolo, della pesca e forestale.

A quanto pare contromisure non sufficienti per rassicurare gli animi delle delegazioni ancora contrarie. "Le questioni relative all'agricoltura sollevano dubbi legittimi sulla piena adozione dei principi della bozza di regolamento", motiva Varsavia in un documento fatto circolare prima della riunione di questa mattina del Coreper. Per i Paesi Bassi gli obiettivi vincolanti per il 2040 e il 2050 "stabiliti dal regolamento intensificano le sfide per l'attuazione", dunque voterà contro. Sulla stessa linea Roma che si dice contraria fin dai tempi dell'adozione del mandato negoziale del Consiglio un anno fa, ritenendo la legge non sostenibile da tutte categorie interessate, come per i settori dell’agricoltura e della pesca. Per la Commissione europea - così come per le altre capitali favorevoli alla norma, come la Spagna e la Germania - lo stallo politico su un accordo già raggiunto solleva tanti interrogativi sulla coerenza e la stabilità del processo decisionale dell'Ue, dal momento che il dossier viene bloccato dopo un accordo già raggiunto con l'Eurocamera.

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