Non solo legge sul ripristino della natura. Alla riunione del 17 giugno a Lussemburgo i ministri europei dell’ambiente dell’Ue hanno concordato una posizione comune sulla direttiva Ue contro le false dichiarazioni ‘verdi’, la cosiddetta direttiva green claims per garantire che le etichette 'eco' o a 'ridotta impronta climatica' sui loro prodotti siano veritiere in tutta l’Ue. Una normativa che integra e completa la norma europea, già adottata, che vieta il greenwashing, ovvero la pratica del cosiddetto ambientalismo di facciata.
La proposta dalla Commissione europea è stata avanzata a marzo 2023 stimando in oltre il 53% le dichiarazioni verdi "vaghe, fuorvianti o infondate", con l'obiettivo di obbligare le aziende a presentare prove a sostegno delle dichiarazioni di marketing ambientale con cui vendono i loro prodotti. Come nella proposta della Commissione europea, le dichiarazioni verdi andranno verificate da esperti terzi indipendenti prima di essere pubblicate ma i governi hanno spinto per introdurre una ”procedura semplificata" per alcune categorie di dichiarazione consentire alle aziende di valutare autonomamente se le affermazioni che fanno sono scientificamente credibili in determinate circostanze.
Le aziende ammissibili dovranno dimostrare la loro conformità alle nuove regole compilando un documento tecnico, che dovrà essere completato prima che la dichiarazione sia resa pubblica. L'approccio del Consiglio mantiene l'obbligo di fornire informazioni sul tipo e sulla quantità di crediti di carbonio e sul loro carattere permanente o temporaneo, distinguendo inoltre tra crediti di contributo (crediti di carbonio per contribuire all'azione per il clima) e le richieste di compensazione (ovvero i crediti di carbonio che bilanciano una quota di emissioni emesse). "Il nostro obiettivo è aiutare i cittadini europei a fare scelte ecologiche fondate", ha commentato Alain Maron, ministro belga del clima, dopo aver presieduto la riunione.
Durante la stessa riunione, i ministri hanno concordato la posizione comune sulla revisione della direttiva rifiuti per alimenti e tessili, che fissa un obiettivo di riduzione del 30% dello spreco alimentare pro capite nel 2030 rispetto al 2020, rivolgendosi al commercio al dettaglio, ai ristoranti, ai servizi di ristorazione e alle famiglie. Inoltre, ai settori della trasformazione e della produzione viene applicato un obiettivo di riduzione del 10% entro il 2030. Posizione comune anche sulla proposta di direttiva per il monitoraggio del suolo che punta a introdurre l’obiettivo di rendere tutti i suoli sani entro il 2050, in linea con le ambizioni di “inquinamento zero” dell’Ue e gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030. Su tutti e tre i file, il Consiglio Ue dovrà ora raggiungere un accordo con l'Eurocamera.
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