C’è ancora tempo per invertire la rotta, ma Germania e Italia sono sulla buona strada per mancare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 con uno “scarto sostanziale” che potrebbe finire per consumare tutto il surplus disponibile di quote di emissioni rimasto per gli altri Paesi. A lanciare l’allarme l’ultimo studio dell’organizzazione ambientalista indipendente europea, Transport & Environment (T&E) secondo cui “senza un'azione immediata” 12 Paesi Ue, tra cui l'Italia, non conseguiranno gli obiettivi climatici nazionali previsti dal regolamento sulla condivisione degli sforzi, le norme che fissano gli obiettivi annuali vincolanti per la riduzione di emissioni di gas serra dal 2020 al 2030 per ciascun Paese membro Ue, per contribuire all'obiettivo comune.
Il regolamento è stato adottato 2018 e poi modificato nel 2021 nel quadro dell’ambizioso pacchetto sul clima ‘Fit for 55’. Copre tutti i settori non coperti dal mercato del carbonio - il sistema Ets - ovvero i trasporti su strada, il riscaldamento degli edifici, l’agricoltura, i piccoli impianti industriali e della gestione dei rifiuti, che generano attualmente circa il 60% delle emissioni di gas serra dell’Ue.
Con la revisione adottata nel 2022 I negoziatori si sono accordati per portare l’obiettivo obbligatorio di riduzione dei gas a effetto serra al 2030 dell’Ue dal 30 al 40% rispetto ai livelli del 2005, che per l’Italia significa aumentare il contributo alla riduzione di emissioni del 43,7%. Secondo T&E, Berlino e Roma sono i Paesi con i risultati peggiori in termini assoluti mentre la Francia raggiungerà l'obiettivo ma con un margine molto stretto, tanto che qualsiasi passo indietro nelle politiche potrebbero mettere a rischio il conseguimento dei suoi obiettivi. C'è ancora tempo per correggere le politiche governative e raggiungere gli obiettivi al 2030 ma serve maggiore impegno", commenta T&E, stimando in 15,5 miliardi di euro il 'debito' italiano nei confronti degli altri Paesi a causa di un deficit di 120 milioni di crediti. Dovendo contribuire a un obiettivo comune, è chiaro che se anche uno degli stati membri dovesse fallire nel raggiungere il proprio gli altri sarebbero costretti a compensare la quota di emissioni 'mancanti'.
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