Nonostante la crisi dei prezzi dell'energia, la solidarietà energetica tra i Paesi Ue fatica ad affermarsi: dei 40 possibili accordi di solidarietà sulle forniture di gas che l'Ue stima come "necessari" per la sicurezza collettiva, solo 9 sono stati sottoscritti finora.
Lo sottolinea l'ultima relazione della Corte dei Conti dell'Ue pubblicata il 24 giugno che ha studiato la risposta dell'Unione alla crisi di approvvigionamento del gas trainata dalla guerra di Russia in Ucraina, individuando nella "maggiore dipendenza dal gas naturale liquefatto e la necessità di decarbonizzare parte del proprio consumo di gas" le principali sfide che il Continente si troverà a dover affrontare.
I revisori di Lussemburgo avvertono che molti Stati membri "sono ancora riluttanti a firmare accordi bilaterali di solidarietà" e addirittura che "alcuni paesi dell'Ue taglierebbero persino le forniture di gas a un paese vicino in caso di emergenza". In caso di "gravi emergenze per l'approvvigionamento di gas", gli Stati Ue possono stipulare accordi bilaterali o trilaterali con Paesi vicini che dovrebbero fornire su richiesta gas per soddisfare tale domanda.
Alla fine del 2018 nessun accordo bilaterale in Ue era stato sottoscritto, mentre oggi la relazione ne conta in tutto 8, con i dati aggiornati al 2023: tra Germania e Danimarca (stipulato nel 2020); tra Germania e Austria (2021); tra Estonia e Lettonia (2022); Lituania e Lettonia (2022); Italia e Slovenia (2022); tra Finlandia ed Estonia (2022); Danimarca e Svezia (2023); Slovenia e Croazia (2023). Il nono e ultimo in ordine di tempo - che la relazione non inserisce nell'elenco perché stipulato a marzo di quest'anno - è quello siglato tra Germania, Italia e Svizzera. Questo significa che neppure la crisi scoppiata dopo l'invasione dell'Ucraina da febbraio 2022 ha contribuito ad aumentare in maniera significativa il numero di accordi bilaterali.
Guardando al futuro, la Corte conclude che l'Ue deve consolidare il quadro per l'accessibilità economica del gas. I revisori di Lussemburgo ripercorrono le misure messe in campo dalla Commissione Ue per contrastare la crisi dei prezzi, e confermano che alla fine del 2023 l'Ue era riuscita a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di gas abbandonando quello russo mentre i prezzi si erano stabilizzati, raggiungendo i livelli pre-crisi agli inizi del 2024. Sostengono inoltre di non poter stabilire il 'valore aggiunto' sulla stabilità del prezzo del gas dato dalla piattaforma per gli acquisti congiunti di gas dato che "il picco" dei prezzi si era già fortemente ridotto quando è entrata in attività.
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