Solo il 5% delle imprese italiane utilizza l'Intelligenza artificiale, una percentuale inferiore alla media Ue (8%) e dove l'espansione delle imprese in Italia rimane difficile, a causa di un ecosistema generalmente debole e di investimenti limitati in capitale di rischio. Nel 2023, l'Italia ha registrato solo 7 unicorni (meno del 3% di tutti gli unicorni nell'Ue). È quanto emerge dal capitolo sull'Italia contenuto nel rapporto della Commissione europea sul decennio digitale, il programma strategico dell'Ue con obiettivi definiti al 2030 su connettività, competenze, imprese e servizi pubblici digitali. Nella relazione si sottolinea come nello scenario attuale "gli sforzi collettivi degli Stati membri saranno inferiori al livello di ambizione dell'Ue".
L'adozione di tecnologie avanzate da parte delle imprese rappresenta una delle due principali sfide per l'Italia, secondo la Commissione europea che raccomanda di agire su questo fronte "con particolare attenzione all'IA e tenendo in considerazione le barriere e i driver specifici" del Paese. L'altro grande capitolo in cui l'Italia resta indietro è rappresentato dalle competenze digitali. "Solo il 45,8% delle persone in Italia possiede almeno competenze digitali di base, con divari tra tutte le fasce di età" scrive la Commissione, sottolineando come tale valore sia "ben al di sotto della media Ue del 55,6%" e abbia mostrato una "dinamica limitata negli ultimi anni". Nel 2023, l'Italia ha compiuto "progressi" nell'ambito dell'e-government, in particolare nella sanità elettronica e nei principali servizi pubblici digitali per le imprese. L'Italia si colloca al di sopra della media Ue per quanto riguarda l'accesso alle cartelle cliniche elettroniche (82,7 su 100 contro una media Ue di 79,1 su 100), che sono state introdotte in tutte le regioni e hanno registrato un forte progresso nel 2023 (+15,9%). Quanto alle infrastrutture digitali, l'Italia continua a fare "buoni progressi" nonostante la copertura della Fiber to the Premises e delle reti fisse ad altissima capacità sia inferiore alla media Ue (59,6%, contro una media Ue rispettivamente del 64% e del 78,8%).
Guardando al quadro complessivo, secondo l'Ue nel 2023 l'adozione dell'IA, del cloud e/o dei big data da parte delle aziende europee è stata ben al di sotto dell'obiettivo del decennio digitale del 75%. Secondo le tendenze attuali, entro il 2030 solo il 64% delle imprese utilizzerà il cloud, il 50% i big data e solo il 17% l'IA". Bruxelles sottolinea l'importanza di "incentivare l'adozione di strumenti digitali innovativi da parte delle Pmi" e di mobilitare "investimenti privati in startup a forte crescita" per "mantenere la competitività" in Ue "in termini di innovazione" e "crescita basata sui dati". "La relazione mostra chiaramente che non siamo sulla buona strada per raggiungere i nostri obiettivi di trasformazione digitale in Europa ma indica anche una chiara via da seguire", ha dichiarato la vice presidente della Commissione, Margrethe Vestager, sottolineando la necessità di "ulteriori investimenti in competenze digitali, connettività di alta qualità e adozione dell'intelligenza artificiale". In particolare, Palazzo Berlaymont segnala ritardi nel raggiungimento degli "obiettivi di connettività" con le reti in fibra che "raggiungono solo il 64% delle famiglie".
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