L'Italia è tra i Paesi con un potenziale "elevato o buono" per produrre energia rinnovabile "in eccedenza" che potrebbe essere trasformata in idrogeno pulito, ma insieme a Germania, Francia e Spagna si concentrano anche molti siti industriali difficili da decarbonizzare. E non necessariamente in questi Paesi c'è il potenziale per trasformare le rinnovabili in idrogeno pulito.
Sono le osservazioni dell'ultima relazione della Corte dei conti europea dedicata all'idrogeno verde, pubblicata il 17 luglio, secondo cui l'Unione europea nel complesso "è riuscita solo in parte a porre le basi per il mercato emergente dell'idrogeno rinnovabile" ed è "improbabile" che possa raggiungere gli "obiettivi per il 2030". Attraverso il piano REpowerEu, Bruxelles ha fissato l'obiettivo di produrre almeno 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile a livello nazionale all'anno e importarne altrettante entro il 2030, per un totale di 20 milioni. L'Italia, con poco più di 3 miliardi di euro, è il Paese dell'Ue che ha stanziato maggiori fondi per progetti sull'idrogeno attraverso il piano nazionale di ripresa e resilienza, compreso il piano REPowerEu.
Secondo i tempi dei revisori del Lussemburgo, sono disponibili 18,8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 ma distribuiti tra più programmi, per cui "è difficile per le imprese scegliere il tipo di finanziamento più adatto ad uno specifico progetto". Nella relazione la Corte raccomanda inoltre alla Commissione europea di aggiornare la strategia per l'idrogeno, calibrando gli incentivi sul mercato per la produzione e l'uso dell'idrogeno rinnovabile; stabilendo un ordine di priorità su quali parti della catena del valore investito; considerare quali settori l'utente vuole mantenere e quale prezzo.
“Occorre fare il punto della situazione della politica industriale dell’Ue in materia di idrogeno rinnovabile”, ha dichiarato Stef Blok, il membro della Corte responsabile dell’audit. L'Unione europea "dovrebbe decidere una strategia per progredire sulla via della decarbonizzazione, senza alterare la situazione concorrenziale di industrie essenziali dell’Ue o creare nuove dipendenze strategiche”.
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