Nel 2023, oltre la metà delle imprese dell’Ue (59%) ha raggiunto almeno un livello ‘base’ di intensità digitale. A dirlo Eurostat pubblicando il 29 agosto la fotografia della digitalizzazione delle imprese a dodici stelle. E l’Italia occupa l’undicesimo posto della classifica.
Tra le piccole e medie imprese (Pmi), lo scorso anno il 58% ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale, mentre la quota per le grandi imprese è stata del 91%. L’Ufficio statistico dell’Ue spiega che per 'livello di intensità digitale almeno di base' si intende l'utilizzo di almeno 4 delle 12 tecnologie digitali selezionate, come la tecnologia AI, i social media, il cloud computing, il Customer Relationship Management (CRM) o il fatto che le vendite di e-commerce rappresentano almeno l'1% del fatturato totale.
Stando agli obiettivi del decennio digitale, ricorda Eurostat, oltre il 90% delle Pmi europee dovrebbe raggiungere almeno un livello base di intensità digitale entro il 2030. Dunque lo scorso anno le piccole e medie imprese dell'Ue erano ben lontane dal traguardo, a 32 punti percentuali (pp) di distanza dall'ambizione fissata per il 2030 nel decennio digitale. Il 4,4% delle Pmi dell'UE ha raggiunto un livello molto alto di intensità digitale, mentre il 19,6% ha raggiunto un livello alto. La maggior parte delle Pmi ha registrato livelli di intensità digitale bassi (33,8%) o molto bassi (42,3%).
La percentuale più elevata di imprese che hanno raggiunto un livello molto elevato si è registrata in Finlandia (13,0%), Malta (11,4%) e Paesi Bassi (11,0%). I Paesi con il maggior numero di imprese caratterizzate da un'intensità digitale molto bassa sono invece la Romania (72,1%), la Bulgaria (70,6%) e la Grecia (56,2%). In Italia erano il 38,7%.
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