Lo aveva promesso: nessun ripensamento sul Green deal. Con le valigie già pronte per Bruxelles, la madrina del patto verde iberico, Teresa Ribera, tratteggia i primi contorni della sua visione per il futuro del continente. Le politiche ambientali ed economiche dovranno andare "di pari passo", ma un punto fermo c'è ed è lo stesso già scolpito nella legge: l'Ue del 2035 non immatricolerà più nuove auto e furgoni a diesel e a benzina. Quella scadenza, ha chiarito la vicepresidente esecutiva designata che nella prossima Commissione guiderà la svolta green, "dà prevedibilità a investitori e produttori" e rappresenta "un elemento chiave" del più ampio disegno europeo di raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Il tagliando del regolamento in vigore - è stata la sponda arrivata alla socialista anche dal nuovo commissario Ue per il Clima, Wopke Hoekstra - avverrà come previsto nel 2026. Una posizione dai toni già collegiali che raffredda l'offensiva guidata dall'Italia di rivedere le norme già nel 2025 per tutelare l'automotive in crisi. E ha fatto subito insorgere Lega e Forza Italia, alimentando lo scontro politico tra i socialisti e le destre che da giorni minacciano veti incrociati sulla nuova squadra di Ursula von der Leyen mettendone a rischio i piani.
Nelle sedici pagine di risposta alle domande scritte degli eurodeputati in vista dell'audizione del 12 novembre - che vedrà ben otto commissioni riunite a interrogarla -, la vicepremier uscente di Pedro Sanchez, pronta a raccogliere a Bruxelles l'eredità di Frans Timmermans, esprime il suo impegno a una "gestione responsabile dell'ambiente", che sappia tenere per mano - come indicato anche dall'ex premier Mario Draghi - l'economia e l'industria. "Ho dedicato le mie energie a costruire ponti tra visioni e aspettative diverse" nel tentativo di "allineare posizioni e intrecciare molteplici variabili", precisa la ministra spagnola della Transizione ecologica - destinata a fare il controcanto a un esecutivo a trazione Ppe - nel dare conto delle sue competenze. Alla domanda sulle auto però la risposta è netta: gli obiettivi di taglio delle emissioni a partire dal 2030 in poi sono "chiari" e "occorre garantire l'elettrificazione e la disponibilità di combustibili puliti". Oltre all'elettrico, saranno i carburanti sintetici (e-fuel) a ricoprire una posizione di rilievo da definire durante la revisione del regolamento. Quel momento cadrà nel 2026, scrive anche l'olandese Hoekstra (della contrapposta famiglia dei Popolari), chiudendo alla revisione sia del target intermedio che dell'obiettivo finale del 2035. Nessun cenno, da entrambi i futuri commissari, a un possibile ruolo anche per i biocarburanti di cui l'Italia è leader.
Di fatto, un muro alle richieste guidate da Roma e dal ministro Adolfo Urso. "Se errare umano, perseverare è von der Leyen", è stata la pronta replica della delegazione della Lega al Parlamento europeo, che ha espresso "preoccupazione e sconcerto" per le frasi di Ribera su uno stop ritenuto una "follia ideologica" e una deriva della "sinistra estremista" che colpisce "industrie, lavoratori e famiglie". Dello stesso avviso anche gli eurodeputati di Forza Italia che, per bocca di Fulvio Martusciello e Luca Squeri, hanno bollato la visione della spagnola come "un modello da Urss", tenendo il punto sui biofuel e avvertendo che "migliaia di posti di lavoro sono a rischio". Ribera, dal canto suo, propone una strategia che guardi al futuro dell'automotive messo alla prova anche dei dazi sulle e-car cinesi oggetto in queste ore degli ultimi negoziati sull'asse Bruxelles-Pechino per scongiurare una scure che potrebbe arrivare il 30 ottobre.
Nel domani della spagnola ci saranno comunque prima le forche caudine dell'Eurocamera. "È difficile votare una vicepresidente come lei", ha avvertito Martusciello. Una scelta, quella del Ppe, che potrebbe essere speculare alla decisione dei socialisti sul vicepresidente esecutivo italiano, Raffaele Fitto.
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